Attrezzature a pressione: tutto quello che devi sapere su sicurezza, obblighi e verifiche
- TQSA

- 17 nov
- Tempo di lettura: 5 min

Le attrezzature a pressione sono tra gli impianti più delicati e pericolosi all’interno di un’azienda. Se non gestite correttamente, possono causare scoppi, fughe di gas, ustioni o esplosioni. In questo articolo scoprirai cosa prevede la normativa, quali sono gli obblighi del datore di lavoro, le categorie di rischio, le verifiche da effettuare e gli errori da evitare per restare conformi alla legge.
Indice
Introduzione: perché la sicurezza delle attrezzature a pressione è fondamentale
Cosa sono e quali rientrano nella definizione di attrezzature a pressione
Normativa di riferimento: D.Lgs. 81/08 e Direttiva PED 2014/68/UE
Categorie di rischio e classificazione delle attrezzature
Obblighi del datore di lavoro e verifiche INAIL
Manutenzione, controlli periodici e sicurezza operativa
Conclusioni
Introduzione: perché la sicurezza delle attrezzature a pressione è fondamentale
Ogni giorno in azienda vengono utilizzate caldaie, compressori, serbatoi, autoclavi, estintori e circuiti di refrigerazione.
Sono strumenti indispensabili, ma possono diventare estremamente pericolosi se non gestiti secondo la normativa sulle attrezzature a pressione.
Il rischio principale è quello legato alla pressione interna del fluido, che può provocare cedimenti strutturali improvvisi. Ecco perché la legge impone regole precise sulla progettazione, installazione, uso e manutenzione di ogni apparecchiatura che lavora con gas, vapori o liquidi in pressione.
La corretta gestione di questi impianti è una garanzia di sicurezza per i lavoratori, ma anche una tutela per l’azienda, che in caso di mancata conformità può incorrere in sanzioni, fermo impianto o responsabilità penale.
Cosa sono le attrezzature a pressione
Per “attrezzature a pressione” si intendono tutti i recipienti, tubazioni, accessori e dispositivi che contengono o trasportano un fluido in pressione superiore a 0,5 bar.
A titolo esemplificativo rientrano in questa categoria:
Caldaie per acqua calda o vapore;
Serbatoi per gas o liquidi compressi (aria, azoto, metano, CO₂);
Compressori e autoclavi;
Scambiatori di calore;
Cisterne e bombole;
Impianti frigoriferi con gas in pressione;
Circuiti idraulici o pneumatici industriali.
Sono escluse invece:
le tubazioni con pressione inferiore a 0,5 bar;
le attrezzature per uso domestico;
i sistemi di trasporto stradale, ferroviario o navale già disciplinati da regolamenti specifici (ADR, RID, IMDG).

Normativa di riferimento: D.Lgs. 81/08 e Direttiva PED
La sicurezza delle attrezzature a pressione è regolamentata da un insieme di normative europee e nazionali. Le principali sono:
Direttiva 2014/68/UE (PED – Pressure Equipment Directive): stabilisce i requisiti essenziali di sicurezza per la progettazione, costruzione e marcatura CE delle attrezzature a pressione.
Direttiva 2014/29/UE (SPVD): si applica alle attrezzature a pressione semplici, come serbatoi o recipienti metallici per aria o azoto.
Direttiva 2010/35/UE: stabilisce norme dettagliate riguardanti le attrezzature a pressione trasportabili;
D.Lgs. 81/08 – Testo Unico sulla Sicurezza: disciplina l’uso, la manutenzione e le verifiche periodiche delle attrezzature in esercizio.
D.M. 329/2004: definisce le modalità per le verifiche periodiche delle attrezzature a pressione in uso.
In sintesi
La PED riguarda i costruttori e la conformità del prodotto prima dell’immissione sul mercato.
Il D.Lgs. 81/08 riguarda invece il datore di lavoro e la gestione in sicurezza durante l’uso.
Categorie di rischio delle attrezzature a pressione
Le attrezzature a pressione vengono classificate in categorie di rischio da I a IV, in base a:
tipo di fluido (gas, liquido, vapore),
pressione massima ammissibile (PS),
volume o diametro nominale,
temperatura di esercizio.
Esempio pratico
L’unione de parametri andrà a definire la categoria di rischio dove la categoria I sarà quella a minor rischio mentre la categoria IV sarà quella a maggior rischio.
Tabella riassuntiva indicativa delle categorie di rischio
Categoria | Esempi di attrezzature | Rischio |
I | Piccoli serbatoi d’aria, estintori, impianti pneumatici < 25 L | Basso |
II | Compressori, caldaie di piccole dimensioni | Medio |
III | Autoclavi, scambiatori di calore, impianti industriali | Medio-alto |
IV | Serbatoi di gas infiammabili o tossici, caldaie ad alta pressione | Alto |
Obblighi del datore di lavoro e verifiche INAIL
Il datore di lavoro è il principale responsabile della sicurezza delle attrezzature a pressione presenti in azienda. L’obbligo di legge è stabilito dagli artt. 70, 71 e 73 del D.Lgs. 81/08, che impongono alle attrezzature soggette:
la messa in servizio regolare delle attrezzature,
la richiesta di prima verifica periodica all’INAIL,
la manutenzione costante e la verifica prima di ogni utilizzo.
Quando richiedere la prima verifica periodica INAIL
In base alla normativa vigente, la prima verifica deve essere richiesta:
prima della messa in esercizio dell’attrezzatura,
o entro 60 giorni dall’installazione del nuovo impianto.
L’INAIL effettua la prima verifica e assegna un numero di matricola all’attrezzatura. Successivamente, le verifiche successive vengono eseguite da soggetti abilitati dal Ministero del Lavoro.
Documentazione obbligatoria da conservare
Dichiarazione di conformità CE (PED)
Manuale d’uso e manutenzione
Registro delle verifiche periodiche
Rapporto tecnico di verifica INAIL
Scheda tecnica dell’attrezzatura
Manutenzione, controlli periodici e sicurezza operativa
Le attrezzature a pressione devono essere sottoposte a un piano di manutenzione programmata.
Ogni azienda prevede controlli:
giornalieri o settimanali, a cura dell’operatore,
annuali, da parte di tecnico competente o ente abilitato,
verifiche straordinarie, dopo modifiche o incidenti.
Buone pratiche operative
Controllare sempre le valvole di sicurezza.
Evitare riparazioni improvvisate o non certificate.
Registrare ogni controllo in un registro di manutenzione.
Formare il personale sull’uso sicuro delle apparecchiature in pressione.
Segnalare immediatamente eventuali anomalie o perdite.
Il datore di lavoro deve garantire che chi opera su queste attrezzature sia formato e consapevole dei rischi specifici, come previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 81/08.
Conclusioni
Le attrezzature a pressione sono fondamentali per molte attività industriali, ma comportano rischi elevati se non gestite correttamente. Garantire la conformità alle normative vigenti significa prevenire incidenti, proteggere i lavoratori e tutelare l’azienda da sanzioni.
TQSA con la sua esperienza maturata negli anni di attività nel settore della sicurezza sul lavoro, offre il suo supporto completo nella valutazione del rischio attrezzature a pressione, nella gestione delle verifiche INAIL e nella formazione del personale.
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FAQ
Quali sono le attrezzature a pressione? Tutti i dispositivi che contengono o trasportano un fluido a pressione superiore a 0,5 bar, come caldaie, compressori e serbatoi.
Quali sono le categorie di rischio? Le attrezzature sono suddivise in quattro categorie, da I a IV, in base a pressione, volume e tipo di fluido.
Quando richiedere la prima verifica INAIL? Prima della messa in servizio o entro 60 giorni dall’installazione del nuovo impianto.
Le attrezzature a pressione devono essere controllate periodicamente? Sì, secondo il D.M. 329/2004 e il D.Lgs. 81/08 devono essere sottoposte a verifiche regolari documentate.
Chi è responsabile della sicurezza? Il datore di lavoro, che deve richiedere le verifiche INAIL, conservare la documentazione e garantire la manutenzione.



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