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Ristoranti adibiti a servizio mensa: ecco l’escamotage per tenere aperto

Aggiornamento: 29 giu 2021



Oggi ti volevo parlare di un fenomeno che da ottobre 2020 ad oggi si sta espandendo a macchia d’olio nelle nostre città. Sempre più frequentemente ci capita di vedere delle persone sedute al ristorante durante l’ora di pranzo, e di chiederci come mai alcune persone possano usufruire di tale servizio.


Molto semplice nei vari DPCM varati dal Governo italiano si dà la possibilità ai ristoratori di fare da servizio mensa per le aziende che non hanno altre soluzioni se non il ristorante, sempre garantendo la distanza di almeno un metro e la sicurezza all’interno del loro locale.


Come si legge anche nel più recente Decreto-legge del 13 marzo 2021: “nelle zone arancioni e rosse continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente”.


La possibilità di svolgere servizio mensa alle aziende non può però rappresentare una scorciatoia di ristoranti, bar, trattorie per accogliere in pausa pranzo, oltre ai lavoratori, anche altri clienti perché ci teniamo a ricordare che in caso di mancanza di uno o più requisiti previsti dal Ministero sono previste sanzioni.


Lo scopo della disposizione è quello di lasciare la possibilità di risolvere il problema della pausa pranzo per tutte quelle aziende che non possono ricorrere allo smart working e che non possiedono degli spazi adibiti a mensa interna e, dunque, necessitano di una soluzione per gestire in modo sicuro la pausa pranzo dei propri dipendenti.


L’iter per trasformare un ristorante in mensa aziendale è piuttosto preciso. Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali, che avviene, in questo momento di emergenza Covid-19, in modo semplificato.

Se sei un ristoratore, o conosci qualcuno che vorrebbe trasformare il suo ristorante in mensa ecco la procedura completa:

  1. Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali

  2. Quindi, come abbiamo già visto, il ristorante dovrà aprire (ove richiesto dalle entità amministrative territoriali) lo specifico codice ATECO 56.29.10 di mensa aziendale, con integrazione SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) da inviare al SUAP

  3. Deve, poi, esistere un contratto di mensa aziendale tra ristorante e azienda, che preveda delle specifiche convenzioni per la pausa pranzo, concesse solo ai lavoratori e nei giorni lavorativi

  4. Non è sufficiente il pagamento del pranzo tramite buoni pasto: i ticket restaurant infatti, da soli, non prefigurano un servizio mensa

  5. Su richiesta degli organi territoriali, deve poter essere mostrata la copia dei contratti sottoscritti con le aziende e l’elenco nominativo del personale beneficiario del servizio (il tutto rispettando la Privacy Policy secondo i regolamenti del GDPR)

  6. Devono essere, infine, garantite tutte le norme anti-contagio: al tavolo è consentito un numero massimo di quattro persone, il personale deve indossare sempre la mascherina e igienizzare frequentemente le mani.

La semplificazione di tale iter ha diviso l’opinione dei ristoratori in due fazioni, quelli a favore che si sono prontamente adeguati ad accogliere i lavoratori che erano soliti pranzare presso il loro ristorante, ed i ristoratori che per solidarietà nei confronti delle categorie colpite dal Covid-19 hanno deciso di rimanere chiusi senza adottare nessun tipo di escamotage, che gli avrebbe permesso di tenere aperto, con tutte le restrizioni del caso.


Come sempre in Italia vi sono alcune persone che pensano di essere più furbe di altre, che in barba alla legge hanno deciso di offrire ristoro anche a persone che non possedevano un contratto di servizio mensa, fortunatamente le forze dell’ordine hanno aumentato i controlli ed hanno sanzionato i ristoratori che svolgevano un’attività illecita.


Siamo riusciti a reperire i dati della città di Bergamo da un documento rilasciato dalla polizia locale di via Coghetti, durante il 2020 sono stati svolti 5512 controlli e comminate 24 sanzioni, mentre nel 2021 i controlli sono stati 1573, con un totale di 49 sanzioni, questo a conferma di quanto scritto.


Io Rossano Belloni e noi di TQSA non ci schieriamo a favore di nessuna delle due “fazioni”, comprendiamo che questo sia un momento di difficoltà per molti dei ristoratori italiani, e avere anche solo pochi coperti ogni giorno possa essere fondamentale per il proseguo della vita della loro attività. Dall’altro canto comprendiamo anche chi non voglia scendere a compromessi per eseguire il proprio lavoro, rispettando tutte le categorie che questa pandemia ha colpito maggiormente, evitando possibili contagi all’interno del proprio locale.


E tu cosa ne pensi? Usufruisci di tale servizio? Sapevi di questa possibilità? Faccelo sapere.

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