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Gestione del rischio caldo: le linee guida



Buongiorno, Caro lettore, colgo l’occasione di questo caldo torrido che sta caratterizzando le nostre giornate estive per affrontare il tema del lavoro in situazioni di temperature estremamente sopra lo zero termico. secondo recenti stime, circa il 30% della popolazione mondiale è attualmente esposta a condizioni di caldo particolarmente critiche per la salute per almeno 20 giorni all’anno e tale percentuale è destinata ad aumentare nei prossimi anni anche se le emissioni di gas serra tenderanno a ridursi.


I lavoratori, in particolare quelli che trascorrono la maggior parte delle loro attività all’aperto, settore agricolo e delle costruzioni in primis, sono tra i soggetti più esposti agli effetti del caldo e in generale a tutti i fenomeni atmosferici.


Il progetto dal quale abbiamo deciso di prendere alcune delle informazioni riportate si prefigge come obiettivo generale quello di approfondire, soprattutto attraverso la banca dati degli infortuni dell’INAIL, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) sui lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali degli infortuni sul lavoro, e di conseguenza le linee guida per prevenire questo tipo di eventi.


Cosa e quali sono le patologie da calore?

Sono condizioni cliniche correlate all'esposizione a elevate temperature ambientali e a ondate di calore e comprendono:

1. Crampi da calore. Sono dolori muscolari causati dalla perdita di sali e liquidi corporei durante la sudorazione.

Cosa fare: I lavoratori con crampi da calore dovrebbero interrompere l’attività e reintegrare i sali minerali persi consumando integratori salini ed eventualmente essere reidratati con una soluzione fisiologica per via orale o endovenosa. Se dopo un’ora di riposo il dolore non passa, contattare il medico competente.


2. Dermatite da sudore. È il problema più comune negli ambienti di lavoro caldi. È causata dalla macerazione cutanea indotta dalla eccessiva presenza di sudore e si presenta sotto forma di piccoli brufoli o vescicole.

Cosa fare: Il miglior trattamento consiste nello spostarsi in un ambiente di lavoro più fresco e meno umido. L'area dell'eruzione cutanea deve essere mantenuta asciutta. Eventualmente può essere applicato del talco sull’area colpita per diminuire il fastidio.


3. Squilibri idrominerali. Conseguenti a profuse perdite idriche, in genere dovute a sudorazione e a iperventilazione, in assenza di adeguato reintegro di acqua. Successivamente si instaura un deficit sodico dovuto ad inadeguato ripristino del sodio perso con il sudore.

Cosa fare: Stimolare subito il lavoratore a bere in abbondanza. In caso di forte sudorazione, reintrodurre insieme ai liquidi anche i sali minerali persi con uno snack e/o integratori. Se i sintomi (cali di pressione, sonnolenza, occhi ipotonici, palpitazioni, irritabilità) non migliorano contattare il medico competente e in caso di sintomi gravi allertare il 118.


4. Sincope dovuta a calore. Consegue ad un’eccessiva vasodilatazione, con stasi venosa periferica, ipotensione e insufficiente flusso sanguigno cerebrale, e si manifesta con una perdita di coscienza preceduta da pallore, stordimento e vertigini. Può esserci ipertermia fino a 39°C, ma senza abolizione della sudorazione né agitazione motoria.


5. Esaurimento o stress da calore. È caratterizzato da un esaurimento della capacità di adattamento (del cuore e del sistema termoregolatore), specie in soggetti non acclimatati sottoposti a sforzi fisici intensi.

Cosa fare: Far spostare il lavoratore in un luogo fresco e, se non è presente nausea, incoraggiarlo a bere acqua fresca con sorsi brevi ma frequenti, ad alleggerire l’abbigliamento e a raffreddare con acqua fredda testa, collo, viso e arti. I lavoratori con segni o sintomi di esaurimento da calore dovrebbero essere portati all’osservazione del medico o al pronto soccorso per la valutazione e il trattamento. Se i sintomi (temperatura elevata, malessere, mal di testa, nausea) peggiorano, deve essere allertato il 118. È importante che qualcuno rimanga con il lavoratore fino all'arrivo dei soccorsi.


6. Colpo di calore. Si verifica se lo stress da calore non è trattato tempestivamente, quando il centro di termoregolazione dell’organismo è gravemente compromesso dall’esposizione al caldo e la temperatura corporea sale a livelli critici (superiori a 40°C). Si tratta di un'emergenza medica che può provocare danni agli organi interni e nei casi più gravi la morte.

Cosa fare: Se un lavoratore mostra i segni di un possibile colpo di calore (iperventilazione, delirio, shock, blocco della sudorazione, è necessario chiamare immediatamente il 118. Fino all'arrivo dei soccorsi è importante spostare il lavoratore in un'area fresca e ombreggiata e rimuovere quanti più indumenti possibile, bagnare il lavoratore con acqua fresca, o applicare asciugamani imbevuti d’acqua fresca su testa, collo, viso e arti e far circolare l'aria per accelerare il raffreddamento.


Quali sono i fattori che contribuiscono alle patologie da calore?

Ecco qui sotto i fattori maggiormente influenti:

  • Alta temperatura dell’aria e alti tassi di umidità

  • Basso consumo di liquidi

  • Esposizione diretta al sole (senza ombra)

  • Movimento d'aria limitato (assenza di aree ventilate)

  • Attività fisica intensa

  • Alimentazione non adeguata

  • Insufficiente periodo di acclimatamento

  • Uso di indumenti pesanti e dispositivi di protezione

  • Condizioni di suscettibilità individuale


Tra questi fattori vi sono anche le patologie croniche che aumentano il rischio di effetti avversi del caldo sia nella popolazione generale che nei lavoratori. E visto e considerato la vastità di persone affette da questi disturbi è bene trattarle come un vero e proprio argomento, non basta citarle come nei casi appena citati.

Tali patologie croniche sono:

1. Malattie della tiroide e obesità: Gli ormoni tiroidei inducono liberazione di energia termica dalle cellule. In più, nei soggetti obesi aumenta lo sforzo cardiaco necessario per lavorare in ambienti caldi.

Cosa fare: Tenere presente che l’organismo ha bisogno di adattarsi al caldo in modo graduale, rinfrescarsi ed idratarsi con bevande fresche, limitando il consumo di caffè ed alcolici che provocano disidratazione. Fare attenzione in caso di sintomi come sudorazione intensa, cefalea, nausea e crampi.


2. Asma e bronchite cronica: Il caldo può provocare broncocostrizione e attacchi di asma specialmente in presenza di alti tassi di umidità

Cosa fare: Portare con sé la terapia da effettuare in caso di broncocostrizione


3. Diabete: Ostacola la dispersione di calore a seguito della ridotta vasodilatazione al caldo per una globale alterazione della reattività del microcircolo, condizione esacerbata da una eventuale neuropatiaperiferica, che riduce e rallenta l’attivazione dei meccanismi termoregolatori. In caso di sforzi fisici intensi si possono verificare abbassamenti della glicemia.


4. Disturbi psichici e malattie neurologiche: Possono causare un’alterata percezione dei rischi associati al caldo e la conseguente assunzione di comportamenti inadeguati.

Cosa fare: Idratarsi adeguatamente e assumere regolarmente le terapie.


5. Patologie Cardiovascolari: Possono rendere difficile il potenziamento del lavoro cardiaco necessario da una parte per disperdere il calore attraverso un aumento del flusso verso i distretti periferici e dall’altra per incrementare il flusso sanguigno verso i distretti muscolari interessati dallo sforzo, soprattutto per mansioni lavorative ad elevato impegno metabolico.

Cosa fare: Attenzione alla corretta idratazione ed al reintegro, oltre che dei liquidi persi, anche dei sali minerali, specialmente in presenza di fattori di rischio concomitanti (es. infezioni gastrointestinali) che possono favorire l’insorgenza di aritmie. Attenzione ad alzarsi bruscamente per evitare sbalzi improvvisi di pressione. Monitorare più spesso la pressione arteriosa durante l’estate, e richiedere il parere del medico curante per eventuali aggiustamenti della terapia. Se si soffre di ipertensione ridurre il consumo di sale.


6. Malattie renali: Per i soggetti con insufficienza renale o dializzati è riportata in letteratura una frequente associazione con ipertensione arteriosa e altre patologie cardiovascolari, con aumento del rischio di sbalzi di pressione associati al caldo. La disidratazione può peggiorare l’insufficienza renale.

Cosa fare: Monitorare più spesso la pressione arteriosa ed idratarsi adeguatamente e seguire una sana alimentazione preferendo alimenti ricchi di fibre e poveri di potassio.


Come prevenire la disidratazione e perché é importante?


La disidratazione predispone al rischio di infortuni sul lavoro e di insorgenza delle patologie da calore. Questa condizione se diventa cronica aumenta il rischio di patologie, come quelle renali, inoltre e molto importante sapere che le prestazioni lavorative peggiorano in condizioni di disidratazione e che di conseguenza anche la produttività ne risente.


Come possiamo quindi prevenire la disidratazione a casa e sul luogo di lavoro?


A casa

  • Tenere presente che l’organismo ha bisogno di adattarsi al caldo in modo graduale: un periodo adeguato di acclimatamento può essere di 7-14 giorni con un aumento graduale dei tempi di esposizione al caldo.

  • Prima del turno di lavoro rinfrescarsi e idratarsi con bevande fresche e limitando il consumo di caffè; seguire una sana alimentazione nutrendosi a sufficienza ed evitare bevande alcoliche.

È importante bere all'inizio della giornata, prima di cominciare a lavorare

Secondo recenti ricerche circa 2 lavoratori su 3 arrivano al lavoro già in stato di disidratazione. Essere idratati prima di iniziare a lavorare rende più facile il mantenimento dell’idratazione durante la giornata. Prima si inizia a bere, meno si mette sotto sforzo l’organismo.


Se si inizia a lavorare in condizioni di disidratazione, l’acqua bevuta durante la giornata, anche se consumata in quantità adeguata, potrebbe non essere sufficiente a soddisfare il fabbisogno idrico dell’organismo.


È importante bere all'inizio della giornata, prima di cominciare a lavorare
  • Normalmente i sali minerali persi con la sudorazione sono reintegrati in occasione dei pasti, pertanto per mantenere l’equilibrio idro-elettrolitico è importante consumare i pasti a intervalli regolari.

  • I lavoratori in regime di auto-restrizione idrica per motivi religiosi (coloro che seguono il Ramadan) devono bere almeno 2litri d’acqua dopo il tramonto e 2 litri d’acqua prima dell’alba. L’idratazione è cumulativa e quindi questo accorgimento è fondamentale. Importante è inoltre che evitino di saltare il pasto della mattina prima dell'inizio del digiuno.

  • Le bevande energetiche sono da evitare: alcune contengono molta più caffeina rispetto alla classica tazzina da caffè; la caffeina in tali quantità può influenzare negativamente lo stato di idratazione. Inoltre, molte bevande energetiche contengono elevate quantità di zuccheri e aggiungono calorie non necessarie alla dieta.

  • Evitare il consumo di bevande alcoliche ai pasti perché l’alcol favorisce la vasodilatazione e aumenta il rischio di patologie da calore.

Prevenzione delle patologie da calore: ecco 10 azioni per il datore di lavoro

È compito e cura del datore di lavoro, tramite il RSPP, l’individuazione delle procedure specifiche per l’attuazione delle misure qui sotto descritte, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, e a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri, secondo quanto prescritto dal D.lgs. 81/08.


1. Designare una persona che sovrintenda al piano di sorveglianza per la prevenzione degli effetti dello stress da caldo sulla salute e sulla sicurezza e l'adeguata risposta: Individuare un responsabile, presente sul luogo dove si svolge l’attività, che potrà anche coincidere con il preposto, per la sorveglianza delle condizioni meteoclimatiche, formato sull’appropriato uso dell’indice di calore e sugli indicatori di rischio di stress termico, preposto all’attuazione delle misure di tutela specifiche in caso di insorgenza delle condizioni di stress termico


2. Identificazione dei pericoli e valutazione del rischio: L'identificazione dei pericoli implica il riconoscimento dei rischi legati al caldo e delle patologie da calore, dovute agli effetti di alte temperature, elevata umidità, dell’esposizione al sole o ad altre fonti di calore, alle esigenze lavorative, agli indumenti di lavoro, ai dispositivi di protezione individuale (DPI) e a fattori di rischio personali.


3. Formazione: La formazione ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei lavoratori sugli effetti sulla salute dello stress da caldo e sulle misure di prevenzione e protezione da adottare. Deve comprendere raccomandazioni sugli abiti preferibilmente da indossare, sull’importanza di mantenere un ottimo stato di idratazione e un’alimentazione equilibrata, sui fattori di rischio individuali e la gestione dei sintomi delle patologie da calore - come prevenirne l’insorgenza e come e quando riconoscere i sintomi. È importante che la formazione dei lavoratori venga fatta in una lingua che i lavoratori comprendano.


4. Strategie di prevenzione e protezioni individuali per i lavoratori (idratazione e abbigliamento): Rendere disponibile acqua potabile da bere e acqua per rinfrescarsi. Acqua fresca potabile deve essere sempre disponibile e facilmente accessibile. In situazioni di esposizione al caldo, i lavoratori dovrebbero essere incoraggiati a bere circa un litro d'acqua ogni ora, ovvero circa un bicchiere d’acqua ogni quindici minuti. Consigliare ai lavoratori di indossare, se possibile, abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro e che ricoprano buona parte del corpo e se possibile un copricapo con visiera o a tesa larga e occhiali da sole con filtri UV. Consigliare ai lavoratori di applicare una crema solare ad alta protezione (SPF 50+) nelle parti del corpo che rimangono scoperte. Possono essere forniti indumenti refrigeranti o gilet ventilati ai lavoratori più esposti che svolgono lavori pesanti.


5. Riorganizzazione dei turni di lavoro: Riprogrammazione delle attività che non sono prioritarie e che sono da condursi all'aperto in giorni con condizioni meteoclimatiche più favorevoli e la pianificazione delle attività che richiedono un maggiore sforzo fisico durante i momenti più freschi della giornata.


6. Rendere disponibili e accessibili aree ombreggiate per le pause: Per quanto possibile assicurare la disponibilità di aree completamente ombreggiate o climatizzate per le pause e il raffreddamento. Pianificare pause brevi ma frequenti in luoghi ombreggiati non causa perdite di produttività, ma anzi, ci sono evidenze che in assenza di pause pianificate il ritmo di lavoro si rallenta e aumenta il rischio di errore umano.


7. Favorire l'acclimatazione dei lavoratori: L'acclimatazione consiste in una serie di modificazioni fisiologiche che consentono all’organismo di tollerare la conduzione di mansioni lavorative in condizioni di esposizione a temperature elevate. In linea con quanto raccomandato dagli organismi internazionali per la protezione della salute occupazionale si consiglia che, in caso di ondata di calore i lavoratori neo-assunti e quelli che riprendono il lavoro dopo un'assenza prolungata inizino con il 20% del carico di lavoro il primo giorno e aumentino gradualmente il carico ogni giorno successivo; i lavoratori esperti dovrebbero iniziare il primo giorno al 50% del carico normale, e anch’essi aumentare gradualmente il carico nei giorni successivi.


8. Controllo reciproco: Promuovere il reciproco controllo dei lavoratori soprattutto in momenti della giornata caratterizzati da temperature particolarmente elevate o, in generale, durante le ondate di calore


9. Pianificazione e risposta alle emergenze: Prima dell’esposizione dei lavoratori al calore (all’aperto o al chiuso) è importante sviluppare con la collaborazione del medico competente e del responsabile della sicurezza un piano di sorveglianza per il monitoraggio dei segni e dei sintomi delle patologie da calore e di risposta alle emergenze, per favorire precocemente la diagnosi e il trattamento. Tutti i lavoratori devono essere messi a conoscenza del piano e devono essere in grado di riconoscere i sintomi legati allo stress termico. I lavoratori che presentino l'insorgenza di patologie da calore devono cessare immediatamente di svolgere le attività che stavano svolgendo, rinfrescarsi bagnandosi con acqua fresca e bere acqua potabile. Nel trattamento di una grave malattia da calore, il raffreddamento è l’azione prioritaria da intraprendersi immediatamente, ed è indispensabile prevedere che venga sempre messa in atto all’insorgenza dei sintomi.


10. Misure specifiche per i luoghi di lavoro in ambienti chiusi: I luoghi di lavoro in ambienti chiusi possono essere raffreddati con l’utilizzo del condizionatore o, in alternativa, se la temperatura dell’aria è inferiore alla temperatura media corporea (circa 35°C), del ventilatore. Se sono presenti macchinari/superfici calde si possono posizionare schermi protettivi fra il lavoratore e le sorgenti radianti eventualmente presenti (semplici superfici riflettenti o riflettenti ed assorbenti) e si può ridurre, laddove possibile, l’emissività della superficie calda della sorgente radiante rivestendola con del materiale isolante.


Spero come sempre di averti fornito una panoramica completa circa l’argomento trattato, ti ricordo che per qualsiasi informazione io e lo staff di TQSA rimaniamo a disposizione.


Alla prossima settimana con un nuovo articolo. Buona giornata!

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