Visto e considerato l’aumento dei contagi da Corona Virus, l’intensificarsi delle restrizioni in varie regioni e l’avvento di nuove varianti, ci sentiamo in dovere di tenervi aggiornati circa le attività da compiere in merito alla prevenzione e le azioni da svolgere in caso vi dovessero essere casi di positività.
È corretto che tutti sappiano come muoversi per evitare la diffusione del contagio.
Sia all’interno che all’esterno delle aziende è divenuto ormai fondamentale sapere come bisogna orientarsi dopo che si è stati a contatto con un positivo o addirittura noi stessi siamo i protagonisti di un amaro tampone positivo.
In quest’ultimo periodo al telegiornale così come sui quotidiani ci hanno reso noto alcune mutazioni che il tanto agognato virus ha subito, esse hanno preso il nome dei luoghi, le quali si sono diffuse maggiormente.
Le più diffuse in Italia sono:
La variante “inglese” (VOC 202012/01):
Quasi 1 contagio su 5 (il 17.8%) di quelli registrati in Italia all’inizio di febbraio è da ricondurre alla variante «inglese» del coronavirus. Questo è il risultato dell’indagine di prevalenza condotta dall’Istituto Superiore di Sanità per dare una misura della presenza della più recente «versione» di Sars-CoV-2 nel nostro Paese.
La variante VOC 202012/01, lineage B.1.1.7, è definita per la presenza di numerose mutazioni nella proteina Spike del virus e da mutazioni in altre regioni del genoma virale. Questa versione è stata identificata per la prima volta nelle regioni sud-orientali del Regno Unito a dicembre, in concomitanza con un rapido aumento nel numero di nuovi casi confermati di infezione da Sars-CoV-2, è da lì si è diffusa a macchia d’olio in tutta Europa.
La variante “sudafricana” (501Y.V2):
Si chiama 501.V2 e fra le diverse variazioni rispetto al genoma del lignaggio di riferimento include come detto la famigerata mutazione N501Y che riguarda la proteina spike del coronavirus, quella che il patogeno utilizza per legarsi alle nostre cellule e aggredirle. Rispetto alla variante individuata in Inghilterra, però, si differenzia in diversi aspetti genetici, fra cui la mutazione E484K. Sarebbe appunto la variante responsabile della seconda ondata nel paese, individuata fino al 90% dei campioni delle sequenze genetiche analizzate da metà novembre. Nel complesso la variante conta 21 mutazioni, nove delle quali concentrate nella spike.
La più preoccupante sarebbe proprio E484K, che, come la N501Y, interviene sul dominio di legame del recettore, non solo una porzione fondamentale della proteina S ma anche un sito in cui gli anticorpi neutralizzanti indotti dall’infezione o dalla vaccinazione si legano al virus per eliminarlo. Per questo mutazioni del genere preoccupano sempre rispetto all’efficacia dei vaccini.
La variante “brasiliana” (P.1):
La variante brasiliana detta P.1 è quella che ha mandato in tilt la rete ospedaliera di Manaus, la capitale dell’Amazzonia, e che adesso è arrivata in Italia. Ha una sigla identificativa (B.1.1.28) e modificazioni riscontrate perlopiù a livello della proteina Spike, il chiodo che il virus pianta nello spessore della parete cellulare.
Cosa è mutato nella proteina Spike?
I ricercatori hanno studiato le strutture della proteina Spike mutate e fatto delle elaborazioni al calcolatore per comprendere se il cambio di forma della proteina Spike prodotto da queste mutazioni potesse rendere la proteina Spike più efficace nel legare il proprio bersaglio.
Ebbene, dalle simulazioni condotte al pc, la mutazione N501Y presente nella variante brasiliana del Covid-19, presente anche nella variante sudafricana 501Y.V2 e in quella inglese, conferisce una maggiore affinità alla proteina Spike per il recettore dell’angiotensina 2 (ACE-2), riducendo l’energia che il legame richiede. In altre parole, la mutazione consente al virus di “arpionare” le cellule umane con maggiore facilità e di rimanerci legato in modo più saldo e quindi di attaccarle in modo più efficace. Da qui la sua virulenza.
Le contromisure adottate dallo stato italiano:
Il ministero della Salute, con Circolare n.3787 del 31/01/2021, ha provveduto ad inserire le seguenti nuove disposizioni di seguito riassunte.
Eseguire un test molecolare ai contatti il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena, al fine consentire un ulteriore rintraccio di contatti, considerando la maggiore trasmissibilità delle varianti;
Non interrompere la quarantena al decimo giorno;
Per il CASO CONFERMATO (positivo) il tampone molecolare di fine isolamento, sempre necessario, dovrà essere effettuato dal 14° giorno (non più dal decimo giorno), dopo almeno tre giorni senza sintomi;
Per il CONTATTO DI CASO (contatto stretto) la quarantena NON potrà essere interrotta al decimo giorno ma dovrà essere protratta fino a 14 giorni con forte raccomandazione dell’esecuzione del tampone molecolare in quattordicesima giornata;
Nel caso in cui la presenza di variante fosse confermata tra i casi positivi che frequentano un Istituto Scolastico, la fine della quarantena di tutti gli alunni e i docenti individuati come contatti sarà subordinata all’effettuazione di un tampone molecolare che potrà essere effettuato, a partire dal quattordicesimo giorno, nei punti tampone ad accesso libero;
Comunicare ai contatti l’importanza, nella settimana successiva al termine della quarantena, di osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, di indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare immediatamente il medico curante.
Si ricorda infine che:
– All’interno delle imprese risulta importante mantenere una comunicazione continua tra i datori di lavoro, i servizi di prevenzione e protezione ed i medici competenti per gli aspetti sopra trattati nonché osservare una particolare priorità all’adozione di protocollo aziendale anti-contagio;
– In caso di positività, si procede alla comunicazione sia al Medico Competente (Datore di lavoro) e sia al Medico di Medicina Generale (singolo lavoratore) al fine di favorire lo scambio di dati ed il monitoraggio della situazione;
Speriamo e ci auguriamo come sempre che questo scenario cessi di esistere il prima possibile per riportarci alle nostre vite senza restrizione alcuna.
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