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Morti sul lavoro: un settembre da incubo



Dodici vittime in due giorni, questo è il bilancio delle morti sul lavoro durante l’ultima settimana di un settembre costellato da incidenti.


Il premier Mario Draghi ha dedicato la primissima parte della sua conferenza sulla Nadef al triste elenco dei morti delle ultime 48 ore, a cui si è aggiunto un operaio morto nel Reggiano intorno alle 14, dopo una caduta da circa 10 metri d’altezza mentre stava lavorando alla manutenzione del tetto e un agricoltore nel Cuneese.


Un elenco sul quale il capo del governo si è soffermato esprimendo «il più sentito cordoglio» suo e del governo. «La questione delle morti sul lavoro assume sempre più i contorni di una strage che funesta l’ambiente economico e psicologico del Paese», è stata la netta posizione di Draghi.


Il bilancio delle vittime

Il premier è corso ai ripari annunciando, già per la prossima settimana, un provvedimento che andrà innanzitutto a modificare tempistica e rigidità delle pene per i responsabili.


Poche ore prima della presentazione del bilancio nazionale da parte del Premier, in Italia si sono registrate altre quattro vittime sul lavoro: due operai in Puglia (uno a Mesagne l’altro nel foggiano), un agricoltore in Alto Adige, un altro operaio caduto da un’impalcatura all’Eur, nella Capitale.


In serata, a Cologna Veneta (Verona), una quinta vittima: un uomo è deceduto dopo essere rimasto schiacciato sotto ad un camion, in circostanze ancora da chiarire.


Nel pomeriggio del 30 settembre si sono registrate altre due vittime: un agricoltore nel Cuneese che lavorava nel suo campo di nocciole a Roddi, quando il trattore che guidava si è ribaltato e lo ha travolto, uccidendolo; e un operaio edile morto nel reggiano per gravi lesioni riportate a seguito di una caduta da circa 10 metri d'altezza mentre era intento ad effettuare lavori di manutenzione ordinaria sul tetto.


Tragedie che aggravano un bilancio che, solo nella giornata di martedì, aveva registrato altre cinque vittime.


Draghi: pene più severe

In questi ultimi mesi il tema della sicurezza del lavoro è stato legato all’emergenza Covid.

Ma, la prossima settimana l’intervento del governo andrà ben oltre i confini della pandemia.


«Pene più severe e immediate e collaborazione all’interno dell’azienda per individuare precocemente le debolezze in tema di sicurezza lavoro», queste sarebbero le prime norme da introdurre secondo Draghi.


Potenziare le strutture di controllo

Nelle stesse ore anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando, si è soffermato sull’argomento.


Le norme prevedranno «sanzioni più tempestive per imprese che non rispettano le regole, possibilità di raccogliere più facilmente i dati per chi compie violazioni all’interno del tessuto economico e il potenziamento delle strutture di controllo».


Su quest’ultimo punto il ministro esclude l’istituzione di un organismo unico sottolineando la necessità di un potenziamento delle competenze e dell’organico dell’Ispettorato del Lavoro e di una verifica più capillare del funzionamento degli uffici delle Asl.


«Purtroppo, i diversi tagli che si sono succeduti, hanno portato ad una forte ridimensionamento degli organici», ha sottolineato.


Concorso da 2mila posti all’Ispettorato del lavoro

Il governo, nei mesi scorsi, già si è speso.

Sbloccando un concorso per oltre duemila nuove risorse all’Ispettorato del Lavoro (800 saranno in servizio entro il 2021) e nominando il magistrato Bruno Giordano, persona di grande esperienza, a capo dell’organismo.


Basterà? Secondo noi No. E sono proprio Draghi e Orlando a sottolineare come servano interventi di lungo periodo.


Un mio pensiero...

A prescindere da quello che sono le parole dei personaggi di spicco della politica italiana, mi lascia sempre perplesso come si dia un’enorme importanza alla sicurezza sul lavoro solo ed esclusivamente nel momento in cui vi siano più decessi rispetto al “normale” andamento giornaliero, settimanale o mensile al quale la nostra penisola è solita.


Sicuramente la sicurezza sul lavoro non è un argomento di interesse popolare, di conseguenza i mass media non fanno informazione in maniera constante, ma solo ed esclusivamente quando “fa notizia”.


Così facendo si crea un buco informativo e le persone non percepiscono la reale importanza dell’adottare nuove misure preventive, il tutto unito ad una mancanza di controllo da parte degli organi ispettivi fa si che il lavoro diventi un luogo estremamente pericoloso per tutti, dal datore di lavoro al dipendente passando per i dirigenti.


Le realtà italiane dovrebbero essere monitorate in modo ciclico, è comprensibile che causa covid vi sia stato un taglio del personale adibito al controllo, ma nel momento in cui le aziende sono tornate ad essere operative, le attività di monitoraggio avrebbero dovuto essere più ferree, soprattutto perché da ormai più di un anno sono state emanate nuove disposizioni che probabilmente ad oggi alcune aziende non hanno ancora messo in atto.


Con questo non sto insinuando che con una maggiore informazione e più controlli non ci sarebbero stati i morti sul lavoro che le famiglie rimpiangono, ma una attenzione maggiore da parte di tutti sarebbe un primo passo per spingere le aziende ad investire sulla sicurezza e la formazione dei propri dipendenti che in termini concreti si tradurrebbe in meno infortuni e sicuramente una riduzione notevole del tasso di decessi.

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