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Rischio vibrazioni: che cos’è, tipi di vibrazioni e danni

Aggiornamento: 5 lug 2021



Caro lettore, 

oggi ti voglio parlare di un rischio molto noto nel mondo del lavoro, il rischio vibrazioni. Tale rischio provoca ogni anno molte malattie professionali più o meno gravi a seconda dell’intensità e della durata dell’esposizione.


Noi tutti siamo stati sottoposti a vibrazioni almeno una volta nella vita, dal trapano al decespugliatore, passando per l’avvitatore, tutti oggetti molto utili ma che purtroppo se usati con frequenza possono provocare dei danni alla nostra salute, purtroppo a volte anche permanenti. Capiamo meglio le caratteristiche e come dobbiamo comportarci con tale rischio!  


Cosa si intende per vibrazioni?

Le vibrazioni sono oscillazioni meccaniche rispetto ad un punto di riferimento determinate da onde di pressione che si trasmettono generalmente attraverso corpi solidi.

Le oscillazioni caratteristiche delle vibrazioni possono essere libere o forzate, ossia, influenzate da una forza esterna, come nel caso di utilizzo di strumenti o attrezzature da parte di un lavoratore.

Chiariamo innanzitutto che le vibrazioni trasmesse al corpo umano, a seconda delle parti del corpo coinvolte si distinguono in due tipologie:

  1. Le vibrazioni emesse al sistema Mano-braccio (vibrazioni meccaniche)

  2. Vibrazioni emesse al corpo 

Vibrazioni meccaniche

Le vibrazioni meccaniche se trasmesse appunto al sistema mano-braccio all’uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi muscolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari.


Le patologie più comuni ad essere riconducibili come fattore causale o concausale sono principalmente costituite dalla sindrome del tunnel carpale e dalla sindrome di Raynaud, che risultano spesso oggetto di denuncia all’Inail di malattia professionale.

L’esposizione a questo tipo di vibrazioni si riscontra in lavorazioni nelle quali si impugnano utensili o attrezzature vibranti quali ad esempio:

  1. Martelli demolitori;

  2. Decespugliatori;

  3. Motoseghe; 

  4. Avvitatori; 

  5. Ecc. 

Il contatto delle mani con tali utensili potrebbe appunto causare i disturbi sopra citati. 


Vibrazioni trasmesse al corpo intero

Per vibrazioni trasmesse al corpo intero si intendono invece quelle che se trasmesse al lavoratore comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgia e traumi del rachide. L’esposizione a questo tipo di vibrazioni si riscontra in lavorazioni a bordo di mezzi di movimentazione usati in industria ed agricoltura, mezzi di trasporto ed in generale macchine industriali vibranti quali:

  1. Gru; 

  2. Autogrù; 

  3. Trattori; 

  4. Ruspe;

  5. Ecc. 

L’esposizione in questo caso è per tanto tipicamente associata alla guida di macchine semoventi su gomma o cingoli, e quindi il contatto avviene mediante il sedile o pianale.


Le patologie più comuni riconducibili a questo tipo di vibrazioni come fattore causale o concausale sono quelle a carico della colonna vertebrale, prevalentemente nella zona lombare come ad esempio lombalgie, discopatie ed ernie discali che costituiscono spesso oggetto di denunce di malattie professionali. 


Alla luce di queste considerazioni, risulta per tanto evidente quanto sia importante per il datore di lavoro provvedere alla valutazione del rischio di esposizione alle sorgenti di vibrazioni presenti in azienda al fine di potere applicare, poi, le opportune misure di prevenzione necessarie per la riduzione dei rischi. 

Come si effettua la valutazione del rischio vibrazioni? 


Come per tutti gli agenti fisici deve essere effettuata con cadenza almeno quadriennale e deve contenere come elemento centrale la determinazione dell’esposizione a cui sono soggetti tutti i lavoratori che utilizzano macchine o attrezzature che producono vibrazioni interessanti il sistema mano-braccio o il corpo intero. Il testo unico della sicurezza il D.Lgs. 81.08 prevede che la valutazione del rischio vibrazioni possa essere effettuata sia senza misurazioni (sulla base di appropriate informazioni reperibili dal costruttore e/o da banche dati accreditate), sia attraverso misurazioni, che ad oggi risulta il metodo di riferimento.

In che modo si misurano le vibrazioni? 


L’intensità delle vibrazioni trasmesse ai lavoratori viene misurata mediante la grandezza dell’accelerazione che ha come unità di misura m/s². Le norme tecniche di riferimento, sia per le misurazioni che per il successivo calcolo dell’esposizione giornaliera, sono rispettivamente la UNI EN ISO 5349 parte I, II per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio, mentre la UNI ISO 2631/14 per le vibrazioni trasmesse al corpo intero.


I rilievi vengono effettuati tramite uno strumento chiamato accelerometro o vibrometro con adattatori specifici per mano-braccio e corpo intero, collegato poi ad un analizzatore per l’acquisizione ed elaborazione dei dati. 


I dati rilevati saranno utilizzati per il calcolo dei valori di esposizione dei lavoratori che saranno successivamente confrontati con i valori d’azione e limite presenti nel testo unico al fine di identificare una fascia di rischio.


La normativa, fissa infatti, relativamente ad un’esposizione giornaliera un valore di azione che rappresenta una soglia e qualora venga superata obbliga il datore di lavoro alla sorveglianza sanitaria per lavoratori esposti ed una serie di adempimenti per il controllo e la riduzione dell’esposizione a vibrazioni.


Se questo valore dovesse essere superato, il datore di lavoro deve adottare misure immediate per riportare i valori di esposizione al di sotto del valore stesso, individuare le cause di superamento e adottare di conseguenza le misure di prevenzione per evitare un nuovo superamento. 


Come può intervenire il datore di lavoro per ridurre al minimo il rischio?

  1. Scelta di altri metodi di lavoro (metodi alternativi che richiedono una minor esposizione a vibrazioni)

  2. Scelta di attrezzature adeguate e concepite nel rispetto dei principi ergonomici, che producano il minor numero possibile di vibrazioni;

  3. Dotando le attrezzature di sedili che attenuino efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero;

  4. Maniglie e guanti antivibranti che attenuino le vibrazioni emesse al sistema mano-braccio;

  5. Il datore di lavoro deve inoltre prevedere adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature

  6. La progettazione e l’organizzazione dei luoghi di lavoro e di orari appropriati con adeguati periodi di riposo; 

  7. Un’adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro; 

  8. Limitazione della durata e l’intensità dell’esposizione; 

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