Buongiorno,
Caro lettore, bentornato nel nostro appuntamento settimanale sulla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Oggi mi piacerebbe trattare un argomento molto sensibile, che tocca il grande tasto della natalità.
In Italia il tasso di natalità è in picchiata, pensa che il 2021 ha segnato un nuovo record negativo di nascite, dati alla mano, sono state registrate alle varie Anagrafe della nostra penisola meno di 400mila nascite, si tratta della cifra più bassa dal 1861.
Sicuro nella tua testa aleggeranno molti pensieri ed opinioni, ed è corretto così, i fattori che possono influenzare questo dato sono molteplici. Infatti, avere la possibilità di far nascere una nuova vita in Italia costa parecchio (i dati medi indicano una cifra che si aggira intorno ai 650€/mese), inoltre, bisogna aggiungere un’altra considerazione, ovvero, la volontà stessa della coppia che in maniera più che lecita potrebbe voler attendere o agli estremi proprio non volere un figlio.
Come penso tu possa sapere le dinamiche sono veramente tante, ma ciò che mi ha incuriosito è stato cercare di comprendere se il contesto lavorativo, qualunque esso sia, poteva in qualche modo influenzare la possibilità di avere un figlio sia per la madre che per il padre. Vediamo ora insieme quanto emerso.
Le sostanze reprotossiche: cosa sono?
Lo Scientific Committee on Occupational Exposure Limits nel 2013 ha definito la fertilità come: ”I processi che sottostanno alla capacità di un uomo e una donna di iniziare una gravidanza”, in dettaglio ha definito gli effetti avversi per la fertilità come conseguenze sulla libido (attrattiva sessuale), sul desiderio sessuale, la spermatogenesi, l’ovogenesi, ogni interferenza con l’attività ormonale o i parametri fisiologici che può incidere sulla abilità di fecondazione, impianto o sviluppo dell’embrione.
I Fattori di rischio per la salute riproduttiva, in ambiente di lavoro, possono essere di diversa natura, quelli dovuti a sostanze chimiche sono certamente tra i più documentati. Attualmente la normativa per la tutela della salute dei lavoratori fa ricadere la gestione delle sostanze reprotossiche all’interno del Titolo IX capo I (Protezione da agenti chimici), ma il legislatore europeo già con il regolamento REACH (reg. CE1907/2006) le ha inserite tra le sostanze di ‘grande preoccupazione’, all’interno del regime di autorizzazione.
Considerando le evidenze emerse negli ultimi anni, si è ritenuto di aggiornare la direttiva 2004/37/CE, relativa alla gestione delle sostanze cancerogene e mutagene in ambiente di lavoro, con l’inserimento anche delle sostanze reprotossiche.
È stata quindi emanata il 09/03/2022 la direttiva UE 2022/431 del Parlamento europeo e del Consiglio, il cui recepimento è previsto entro febbraio 2024, e prevede misure di gestione del rischio più stringenti e tutelanti in caso di esposizione a reprotossici in ambiente di lavoro.
Come vengono suddivise?
Negli ultimi 20 anni c’è stato un incremento di coppie infertili che ricorrono a centri di fecondazione assistita. È stato stimato che circa il 15% delle coppie presenta problemi di fertilità.
Nella normativa per la tutela dei lavoratori è stata posta molta attenzione alla tutela della donna in gravidanza, ma finora la possibile esposizione a sostanze reprotossiche, in particolare anche per la popolazione maschile, sembra sia stata ampiamente sottostimata.
Le sostanze chimiche per cui sono state identificate caratteristiche di pericolosità legate alla tossicità riproduttiva sono circa 150 in Unione europea, classificate come:
categoria 1A, tossiche per la riproduzione (sostanze note per causare effetti avversi sulla salute riproduttiva nell’essere umano)
categoria 1B, sostanze presumibilmente tossiche per la salute riproduttiva umana.
Comprendono sostanze molto diverse presenti in numerosi cicli produttivi industriali, come nella produzione di vernici e lacche, adesivi e prodotti per la pulizia, industria della plastica e della gomma, ma l’esposizione è stata documentata anche in contesti non industriali come in attività di cura della persona ed estetica, nel commercio per contatto con carta termica di scontrini e molto altro.
I livelli espositivi, chiaramente, possono essere molto diversi da contesto a contesto. Si riporta nella grafica qua sotto un elenco indicativo, non esaustivo, delle sostanze reprotossiche e i relativi ambienti di lavoro potenzialmente coinvolti dalla loro esposizione.
Sostanze reprotossiche di ambiente di lavoro potenzialmente coinvolti nella loro esposizione
Agente Chimico | Ambienti di lavoro | Effetti |
Alchilfenoli, in particolare il bisfenolo A | Sono componenti di resine epossidiche, plastiche policarbonate, carta termica per scontrini e ricevute | · Anomalie testicolari · Disfunzione erettile · Irregolarità mestruali |
Ftalati | Industria della plastica, della gomma, di inchiostri e vernici, produzione di cosmetici e prodotti per l’igiene, produzione di lacche e profumi, produzione di dispositivi medicali | · Riduzione della qualità del liquido seminale · irregolarità mestruali · poliabortività |
Composti del cadmio | Produzione e raffinazione del cadmio, produzione di batterie nichel-cadmio, produzione di pigmenti, produzione di leghe, rivestimenti meccanici, fusione dello zinco, saldatura, produzione di polivinilcloruro e trattamenti galvanici | Riduzione della qualità del liquido seminale |
Pesticidi (organofosforici, carbammati e fenossierbicidi in particolare) | Industria di produzione del prodotto, agricoltura (la normativa attuale proibisce il commercio di prodotti identificati come interferenti endocrini, salvo specifiche eccezioni) | · Interferenza con la funzione riproduttiva maschile · rischi maggiori di aborto spontaneo · infertilità |
Composti del piombo | Petrolchimici, piattaforme petrolifere, fabbricazione di lamine, tubi, munizioni, industria della gomma (additivi a base di piombo) e molto altro | Alterazione della qualità del liquido seminale |
Solventi organici (2-etossietanolo, etilenglicol-metiletere, metanolo, stirene, xilene, benzene e omologhi, tricloroetilene, formaldeide) | Numerosissimi e diversi ambienti di lavoro industriali e non industriali | · Riduzione della numerosità degli spermatozoi · alterazioni della qualità del liquido seminale · Alterazione del ciclo mestruale |
Glicoleteri (i composti a catena più corta sono i più tossici) | Produzione di inchiostri e vernici, agenti pulenti, industria dei semiconduttori, cantieristica navale | · Rischi maggiori di aborti spontanei, · Infertilità e cicli mestruali prolungati. · Ridotta qualità del liquido seminale maschile |
n-metilpirrolidone | Solvente utilizzato in molti contesti produttivi: plastica, rivestimenti, elettronica, adesivi, pigmenti e vernici, agenti chimici per l’agricoltura | Ridotta fertilità maschile e femminile |
Gas anestetici | Ambiente ospedaliero, sale operatorie (i livelli espositivi sono fortemente controllati) | · Maggiore attesa nel concepimento · Aumentato rischio di aborti spontanei |
Quali possono essere le misure di prevenzione?
La normativa europea chiede sempre con maggiore forza la definizione di valori limite di esposizione, anche per questo tipo di sostanze, per poter procedere in modo più puntuale con la valutazione dell’esposizione e del rischio per la salute. La stima del valore stesso presenta però delle difficoltà specifiche poiché normalmente i test sperimentali utilizzati per la definizione di valori limite di esposizione non prevedono indagini in vivo dedicate alla reprotossicità.
Sarà, quindi, necessario condurre considerazioni specifiche e identificare test applicabili che consentano di definire valori limite dedicati. Rispetto alla tutela della salute riproduttiva va sottolineato come piani di promozione della salute, per la popolazione generale, sia in ottica di alimentazione sana che di movimento, buone abitudini di vita e conoscenza sui tempi della fertilità maschile e femminile sono certamente punti di partenza importanti.
Dei fattori di rischio per la fertilità, potenzialmente presenti in ambiente di lavoro, quello derivante da sostanze chimiche richiede azioni attente da parte dei datori di lavoro poiché sono numerosi e diversificati i contesti implicati e le evidenze scientifiche mostrano un numero consistente di forza-lavoro coinvolta.
L’approccio di prevenzione più funzionale in ambiente di lavoro è certamente quello generale della eliminazione e della sostituzione per quanto possibile di queste sostanze dai cicli produttivi.
Nei casi in cui ciò non fosse tecnicamente possibile è evidente come l’aspetto della reprotossicità debba entrare all’interno di considerazioni di prevenzione secondaria, quindi nelle attività del medico competente, nei protocolli di sorveglianza sanitaria, per identificare precocemente eventuali elementi che possano orientare ad una sempre più specifica tutela della salute del lavoratore e della lavoratrice.
Spero come sempre di essere stato abbastanza chiaro, l’argomento in questione è abbastanza delicato e sono sicuro che la tecnologia nei prossimi anni ci verrà in aiuto la tecnologia andando a dettare i famosi valori limite che determineranno la corretta esposizione da parte di tutti per non avere problemi con il nostro apparato riproduttore e tutto ciò che ne comporta.
Colgo l’occasione per augurarti una buona giornata. Alla prossima!
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