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112 risultati trovati per ""

  • Sanzioni per mancata formazione sulla sicurezza: rischi, multe e prevenzione

    Indice Introduzione Formazione sulla sicurezza: obblighi e normativa Quali sono le sanzioni per la mancata formazione sicurezza? Responsabilità del datore di lavoro e del lavoratore Come evitare le sanzioni: strategie e consigli Conclusioni Introduzione La sicurezza sul lavoro è un tema cruciale per qualsiasi impresa, indipendentemente dal settore di appartenenza. La formazione obbligatoria sulla sicurezza  non è solo un requisito normativo, ma un investimento per tutelare la salute dei lavoratori e prevenire incidenti. Tuttavia, ancora oggi molte aziende trascurano questo aspetto, rischiando multe salate, sospensione dell’attività e conseguenze penali . In questo articolo, approfondiremo quali sono gli obblighi formativi previsti dalla legge, le sanzioni per la mancata formazione sulla sicurezza  e come evitare rischi e sanzioni grazie a una corretta gestione della formazione aziendale. Formazione sulla sicurezza: obblighi e normativa Il riferimento principale in materia di sicurezza sul lavoro è il Decreto Legislativo 81/2008 , noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro . Questo decreto stabilisce che tutti i datori di lavoro hanno l’obbligo di garantire ai propri dipendenti una formazione adeguata sui rischi specifici del proprio settore e sulle misure di prevenzione. Oltre al testo unico della sicurezza sopraccitato, il secondo riferimento sono gli accordi stato regioni i quali vanno a trattare e definire le modalità operative per lo svolgimento dei corsi di formazione previsti dalla normativa vigente. Non si tratta di una scelta facoltativa: la formazione è obbligatoria per tutti i lavoratori , inclusi i soci lavoratori, gli apprendisti, i tirocinanti e il personale con contratti a termine nonché quello in somministrazione da agenzie o cooperative. Ogni formazione effettuata (sicurezza sul lavoro, antincendio, primo soccorso, preposto, etc…) deve essere aggiornata periodicamente per garantire un livello di preparazione adeguato alle nuove normative e ai cambiamenti nei processi lavorativi. Cosa succede se la formazione sulla sicurezza non viene erogata? Quando un’azienda non rispetta gli obblighi formativi in materia di sicurezza, le conseguenze possono essere molto gravi. Non si parla solo di multe e sanzioni economiche, ma anche di rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori . In caso di ispezione da parte dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) , l’assenza di documentazione che attesti la formazione del personale può portare alla sospensione immediata dell’attività . Se, inoltre, dovesse verificarsi un infortunio sul lavoro e risultasse che il lavoratore non aveva ricevuto la formazione obbligatoria, il datore di lavoro potrebbe essere soggetto a responsabilità penale . Quali sono le sanzioni per la mancata formazione sicurezza? Le sanzioni previste dal D.Lgs. 81/2008 per la mancata formazione sulla sicurezza variano in base alla gravità della violazione. Multe amministrative:  il datore di lavoro può essere sanzionato con multe da 1.708,61 € fino a 7.403,96 €  per per ogni lavoratore non formato. Sospensione dell’attività lavorativa:  se viene accertata la mancanza totale di formazione per una parte significativa dei dipendenti, l’azienda può subire la chiusura temporanea  fino alla regolarizzazione. Responsabilità penale:  in caso di infortunio, il datore di lavoro può essere accusato di negligenza  o omissione delle misure di sicurezza , con conseguenze legali che possono portare fino alla reclusione . Le sanzioni non riguardano solo il datore di lavoro, ma anche i dirigenti e i preposti che hanno il compito di vigilare sulla sicurezza dei lavoratori. Responsabilità del datore di lavoro e del lavoratore Il datore di lavoro  ha il dovere di: Identificare i rischi presenti nell’ambiente di lavoro e definire i percorsi formativi adeguati. Assicurarsi che tutti i lavoratori ricevano la formazione iniziale e gli aggiornamenti periodici previsti dalla normativa. Conservare una copia degli attestati della formazione dei dipendenti a disposizione delle autorità competenti. Anche il lavoratore  ha delle responsabilità: è tenuto a partecipare ai corsi di formazione e ad applicare le misure di sicurezza apprese. Il rifiuto di frequentare la formazione obbligatoria può comportare provvedimenti disciplinari  e, in alcuni casi, l’allontanamento dall’azienda. Come evitare le sanzioni Per evitare problemi con la legge e garantire un ambiente di lavoro sicuro, le aziende possono adottare alcune strategie. Strategie e consigli Programmare la formazione in modo sistematico : pianificare con largo anticipo i corsi obbligatori per tutti i dipendenti. Utilizzare piattaforme di formazione online : una soluzione efficace per garantire l’aggiornamento costante senza interrompere l’operatività aziendale. Monitorare la scadenza degli aggiornamenti : tenere sotto controllo i termini di validità della formazione ricevuta e organizzare corsi di aggiornamento in tempo utile. Affidarsi a esperti della sicurezza : rivolgersi a professionisti specializzati per la gestione della formazione e la certificazione della conformità normativa. Conclusioni La formazione sulla sicurezza non è solo un obbligo normativo, ma un elemento essenziale per proteggere i lavoratori e garantire il corretto funzionamento delle attività produttive. Ignorare questo aspetto può esporre l’azienda a gravi sanzioni economiche, sospensione dell’attività e persino responsabilità penali . Investire nella formazione significa prevenire incidenti, ridurre i costi legati agli infortuni e migliorare il benessere dei lavoratori. Non aspettare un’ispezione o un infortunio per metterti in regola: assicurati che la tua azienda sia sempre conforme alle normative vigenti per aiutarti a lavorare ogni giorno sempre con più serenità verso un nuovo futuro fatto di nuovi traguardi. Per tutte le soluzione di formazione a tutela della tua azienda, contattaci o scrivici direttamente tramite i nostri canali mail e social.

  • Bando ISI INAIL 2024: guida completa per accedere ai finanziamenti per la sicurezza sul lavoro

    Indice Introduzione Cos’è il Bando ISI INAIL 2024 e chi può partecipare Quali interventi sono finanziabili Ripartizione del budget e percentuali di contributo Modalità di presentazione della domanda Tempistiche e scadenze Conclusioni Introduzione Il Bando ISI INAIL 2024  è un'importante opportunità per le imprese italiane che vogliono investire nella salute e sicurezza sul lavoro . Questo incentivo, finanziato dall’INAIL, è stato istituito per supportare economicamente le aziende che intendono migliorare le condizioni di lavoro, riducendo i rischi e prevenendo infortuni. L'edizione 2024 del bando mette a disposizione 600 milioni di euro , con fondi distribuiti su base regionale e divisi tra diversi assi di finanziamento, ognuno destinato a specifici interventi di sicurezza. Le aziende interessate dovranno presentare la domanda seguendo la procedura telematica sul sito INAIL . Cos’è il Bando ISI INAIL 2024 e chi può partecipare Il Bando ISI  è un incentivo economico a fondo perduto destinato a tutte le imprese, incluse quelle individuali , purché iscritte alla Camera di Commercio. Possono partecipare anche gli enti del terzo settore  per specifici progetti di miglioramento della sicurezza. Non possono accedere al bando le imprese che hanno già ottenuto contributi ISI negli ultimi tre anni, per evitare una concentrazione di fondi sugli stessi beneficiari. Quali interventi sono finanziabili I progetti ammessi al finanziamento rientrano in cinque assi di finanziamento , ognuno dedicato a specifici obiettivi di prevenzione e miglioramento della sicurezza sul lavoro: Asse 1.1 Progetti per la riduzione dei rischi tecnopatici Riduzione dell’esposizione ad agenti chimici; Riduzione dell’esposizione degli agenti fisici (rumore, vibrazione); Movimentazione manuale di persone; Movimenti manuale di carichi mediante interventi di automazione; Asse 1.2 Progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale Adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro certificato UNI EN ISO 45001:2023 Adozione di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro di settore previsto da accordi INAIL-Parti Sociali Adozione di un modello organizzativo e gestionale Asse 2. progetti per la riduzione dei rischi infortunistici Riduzione del rischio di caduta dall’alto mediante l’installazione di ancoraggi fissati permanentemente; Riduzione del rischio infortunistico mediante la sostituzione di trattori agricoli o forestali e di macchine obsoleti; Riduzione del rischio da lavorazioni in spazi confinati e/o sospetti di inquinamento; Asse 3. Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto Rimozione di coperture in materiali contenenti amianto e loro rifacimento Rimozione di coperture e controsoffitti in materiali contenenti amianto e rifacimento delle coperture . Asse 4. Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori Supporto alle aziende della manifattura Made in Italy  e del settore pesca per miglioramenti strutturali e di sicurezza, Riduzione del rischio infortunistico mediante la sostituzione di macchine; Riduzione del rischio infortunistico mediante la sostituzione di apparecchi elettrici; Riduzione del rischio da polveri di legno . Asse 5. Progetti per micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli Acquisto di trattori o macchine agricoli con contestuale rottamazione al fine di abbattere l’impatto infortunistico, rumore e le operazioni manuali; E’ prevista la soglia minima di 130 punti per l’accessibilità al fondo; tale somma viene raggiunta all’adesione di più progetti. Ripartizione del budget e percentuali di contributo Il contributo a fondo perduto  varia a seconda dell'asse di riferimento: Assi 1.1, 2, 3 e 4:  copertura del 65% delle spese ammissibili  con un finanziamento minimo di 5.000 euro  e un massimo di 130.000 euro .; Asse 1.2 (modelli organizzativi e responsabilità sociale):  copertura dell’ 80% delle spese , con gli stessi limiti di importo. Asse 5 (agricoltura):  copertura del 65% per la generalità delle imprese agricole , mentre per i giovani agricoltori (under 40) la copertura è dell' 80% . Le risorse sono suddivise a livello regionale e provinciale , quindi la disponibilità dei fondi può variare a seconda della zona in cui si trova l’impresa. Ad esempio, la regione Lombardia è previsto uno stanziamento totale pari ad € 104.288.718,00. Modalità di presentazione della domanda La domanda di finanziamento dovrà essere inviata tramite il portale INAIL , seguendo questi passaggi: Registrazione al portale INAIL Compilazione della domanda online Invio della documentazione richiesta Download del codice identificativo per la fase di invio telematico Click Day:  le domande verranno valutate in ordine cronologico, quindi è essenziale prepararsi in anticipo. Cos’è il Click Day? Si tratta di un sistema di invio telematico delle domande, in cui le aziende devono inviare la richiesta il più velocemente possibile  per ottenere il finanziamento. Attenzione: La procedura è molto competitiva! È fondamentale preparare tutta la documentazione verificata e completa in anticipo per aumentare le possibilità di successo. Tempistiche e scadenze Le date ufficiali  del Bando ISI INAIL 2024 sono: Pubblicazione del bando:  18 dicembre 2024, Apertura della procedura informatica per la compilazione della domanda: 14 aprile 2025, Chiusura procedura informatica per la compilazione della domanda: 30 Maggio 2025 , Click Day:  il giorno esatto sarà comunicato successivamente sul sito INAIL Per essere aggiornati sulle scadenze e sulle modalità di partecipazione, è fondamentale monitorare costantemente il portale INAIL . Conclusioni Il Bando ISI INAIL 2024 rappresenta una grande opportunità per le imprese che vogliono investire in sicurezza sul lavoro, riducendo i rischi per i lavoratori e migliorando le condizioni operative grazie anche all’aiuto e contributo dell’ente nazionale a tutela degli infortuni sul lavoro. Se hai bisogno di assistenza nella compilazione della domanda o per verificare la conformità del tuo progetto ai requisiti del bando, contattaci  per una consulenza personalizzata .

  • Riduzione del tasso medio di tariffa INAIL 2025: come richiederla con il modello OT23 entro il 28 febbraio

    Indice Introduzione Cos’è il modello OT23 e a cosa serve Quali aziende possono richiedere la riduzione Interventi migliorativi per accedere alla riduzione Tempistiche e modalità di presentazione del modello OT23 Documentazione necessaria e aggiornamenti INAIL Scadenza per la presentazione del modello OT23 Sanzioni e possibili esclusioni Conclusioni     Introduzione Il modello OT23  è un'importante opportunità per le aziende che investono nella sicurezza sul lavoro. Ogni anno, l'INAIL permette di ottenere una riduzione del tasso medio di tariffa  per prevenzione, a condizione che l'azienda abbia realizzato specifici interventi di miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro nell'anno precedente alla domanda. Per il 2025, le aziende interessate possono presentare domanda entro il 28 febbraio 2025 per ottenere uno sgravio sul premio assicurativo INAIL, a condizione che abbiano adottato misure migliorative nel 2024. Cos’è il modello OT23 e a cosa serve? Il modello OT23  (ex modello OT24) è lo strumento ufficiale dell'INAIL per premiare le aziende virtuose che hanno investito in sicurezza  riducendo i rischi nei luoghi di lavoro. Ogni anno l’Inail pubblica il modello OT23 aggiornato che contiene gli interventi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che, se realizzati, consentono all’azienda di fruire della riduzione del tasso medio di tariffa per prevenzione. A seconda degli interventi adottati, le imprese possono ottenere una riduzione del premio INAIL  che varia in base al numero di lavoratori assicurati:   Numero di lavoratori Riduzione del tasso medio (%) Fino a 10 28% Da 11 a 50 18% Da 51 a 200 10% Oltre 200 5%   Il risparmio può essere significativo, specie per aziende con un numero elevato di dipendenti e un tasso di rischio elevato.    Quali aziende possono richiedere la riduzione? Possono presentare la domanda tutte le imprese assicurate INAIL in possesso dei seguenti requisiti : Essere in regola con il pagamento dei premi assicurativi Essere in possesso di un DURC regolare Avere adottato interventi di miglioramento  della sicurezza nel 2024 Essere in regola con gli obblighi di legge in materia di sicurezza sul lavoro ( D.lgs 81/2008 ) Aziende con infortuni gravi o violazioni accertate  in ambito di sicurezza potrebbero essere escluse  dalla riduzione. Non sei sicuro se la tua azienda può richiedere la riduzione del tasso INAIL? Contattaci  per una consulenza e scopri se rientri tra i beneficiari! Interventi migliorativi per accedere alla riduzione Gli interventi sono classificati nelle due tipologie A e B in ragione della maggiore o minore valenza prevenzionale; per fruire della riduzione l’azienda deve aver realizzato 1 intervento di tipo A oppure 2 interventi di tipo B. Gli interventi sono raggruppati in 6 sezioni: SEZIONE A Prevenzione degli infortuni mortali (non stradali) SEZIONE B Prevenzione del rischio stradale 2 SEZIONE C Prevenzione delle malattie professionali SEZIONE D Formazione, addestramento, informazione SEZIONE E Gestione della salute e sicurezza: misure organizzative SEZIONE F Gestione delle emergenze e DPI. Tempistiche e modalità di presentazione del modello OT23 Per ottenere la riduzione del tasso medio di tariffa INAIL, le aziende devono: Compilare il modello OT23  accedendo alla sezione online del portale INAIL Allegare la documentazione  necessaria a dimostrare gli interventi realizzati Presentare la domanda entro il 28 febbraio 2025 L'invio avviene esclusivamente in modalità telematica.   Documentazione necessaria e aggiornamenti INAIL Ogni intervento migliorativo deve essere supportato da documentazione probante , come ad esempio: Procedure operative e/o relazioni tecniche descrittive dell’intervento eseguito; Attestati di formazione specifici utilizzo attrezzature specifici; Documentazione contabile e tecnica degli interventi eseguiti; Indagini specializzate ad analisi del rischio esistente; Certificati dei sistemi di gestione inerenti; Fotografie e report tecnici; Ogni singolo intervento prevede uno o più dei documenti comprovanti sopra indicati. L’INAIL ha recentemente aggiornato il modello OT23 per semplificare la raccolta dei documenti e migliorare la verifica delle misure adottate.   Scadenza per la presentazione del modello OT23: 28 febbraio 2025 Il termine ultimo per presentare la richiesta di riduzione del tasso medio di tariffa INAIL per il 2025 è il 28 febbraio 2025 . Le aziende interessate devono compilare e trasmettere il modello OT23 esclusivamente in modalità telematica tramite il portale INAIL. Perché rispettare la scadenza? Presentare la domanda entro la data stabilita consente alle aziende di ottenere lo sconto sul premio INAIL, a condizione che abbiano adottato interventi di miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute sul lavoro nell'anno precedente. Dopo questa data, non sarà più possibile beneficiare della riduzione per il 2025 e sarà necessario attendere l'anno successivo per inoltrare una nuova richiesta.   Sanzioni e possibili esclusioni Le aziende che non rispettano le normative potrebbero essere escluse  dal beneficio e incorrere in: Rigetto della domanda  se la documentazione non è conforme Esclusione dai futuri sgravi INAIL Multe in caso di dichiarazioni false o incomplete Le imprese con infortuni gravi  o ispezioni con esito negativo  potrebbero perdere il diritto alla riduzione.   Conclusioni La riduzione del tasso medio INAIL  attraverso il modello OT23  rappresenta un'importante opportunità di risparmio per le imprese che investono nella sicurezza. Con scadenza fissata al 28 febbraio 2025 , è fondamentale pianificare per tempo gli interventi migliorativi e raccogliere tutta la documentazione necessaria. Hai bisogno di supporto per la compilazione del modello OT23 e la gestione della sicurezza aziendale? Contattaci per una consulenza personalizzata!

  • RLS: chi è questa figura in azienda?

    Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) è una figura fondamentale nel sistema di prevenzione aziendale, incaricata di rappresentare i lavoratori per tutti gli aspetti riguardanti la salute e la sicurezza sul lavoro. Questo ruolo è stato istituito per garantire che le esigenze e le preoccupazioni dei dipendenti siano adeguatamente considerate nelle decisioni aziendali relative alla sicurezza. Nomina del RLS in azienda La nomina del RLS varia in base alle dimensioni dell'azienda: Aziende fino a 15 dipendenti : il RLS viene eletto direttamente dai lavoratori al loro interno. Aziende con più di 15 dipendenti : il RLS è eletto o designato nell'ambito delle rappresentanze sindacali aziendali (RSA o RSU). In assenza di queste, l'elezione avviene tra i lavoratori dell'azienda. È importante sottolineare che l'elezione del RLS è un diritto dei lavoratori, non un obbligo. Qualora i lavoratori non procedano all'elezione, le sue funzioni possono essere esercitate dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale (RLST). Compiti e responsabilità del RLS Il Decreto Legislativo 81/2008 , all'articolo 50, attribuisce al RLS diversi compiti chiave: Accesso ai luoghi di lavoro : il RLS ha il diritto di visitare gli ambienti di lavoro per verificare le condizioni di sicurezza. Consultazione preventiva : deve essere consultato in merito alla valutazione dei rischi e all'organizzazione della prevenzione in azienda. Ricezione di informazioni : ha il diritto di ricevere informazioni e documentazione aziendale inerente alla sicurezza, come il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Formulazione di proposte : può avanzare proposte in tema di prevenzione e protezione dai rischi. Partecipazione alle riunioni periodiche : prende parte alle riunioni sulla sicurezza, contribuendo attivamente al miglioramento delle condizioni lavorative. Qual è la differenza tra RLS e RSPP? Sebbene entrambi operino nell'ambito della sicurezza sul lavoro, il RLS e il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) hanno ruoli distinti: RLS : rappresenta i lavoratori, raccoglie segnalazioni e si fa portavoce delle problematiche relative alla sicurezza. RSPP : nominato dal datore di lavoro, si occupa di individuare i fattori di rischio, elaborare misure preventive e pianificare programmi di informazione e formazione. In sintesi, il RLS ha un ruolo consultivo e di controllo, mentre il RSPP ha responsabilità operative nella gestione della sicurezza. Se hai bisogno di una consulenza nell'ambito della sicurezza sul lavoro, contattaci ora. Quando è obbligatorio nominare il RLS in azienda? Secondo la normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro, la presenza del RLS è prevista in tutte le aziende o unità produttive, indipendentemente dal numero di dipendenti. Tuttavia, come già menzionato, l'elezione del RLS è un diritto dei lavoratori . Se i lavoratori non eleggono un RLS interno, le sue funzioni verranno svolte da un rappresentante esterno quale RLST (enti terzi di sindacato e/di categoria lavorativa). Formazione del RLS Il RLS ha diritto a una formazione specifica in materia di salute e sicurezza, con contenuti minimi e durata stabiliti dalla legge. Questa formazione deve garantire adeguate competenze sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi. Inoltre, sono previsti aggiornamenti periodici per mantenere alta l'efficacia del suo operato. Conclusioni Il RLS svolge un ruolo cruciale nel garantire ambienti di lavoro sicuri, fungendo da intermediario tra i lavoratori e la direzione aziendale. Una collaborazione efficace tra RLS, RSPP e datore di lavoro è fondamentale per promuovere una cultura della sicurezza condivisa e partecipata. Contattaci e scopri come possiamo aiutarti!

  • Obbligo assicurazione eventi catastrofali: slitta al 31 Marzo 2025 l'obbligatorietà per le imprese

    Indice Introduzione Cos’è l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali Chi è destinatario del nuovo obbligo Quali sono i rischi coperti dalla polizza catastrofale Scadenze e adempimenti per le imprese Sanzioni per il mancato rispetto dell’obbligo Come scegliere la polizza assicurativa adeguata Conclusioni Introduzione Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato una proroga al 31 marzo 2025  per l’entrata in vigore dell’obbligo, per le imprese italiane, di dotarsi di una polizza assicurativa a copertura dei danni provocati da eventi catastrofali. Questa decisione offre alle aziende un periodo aggiuntivo per adeguarsi alle nuove disposizioni, garantendo così una maggiore protezione contro rischi naturali sempre più frequenti. La prima data infatti risaliva al 31 dicembre 2024. Slitta quindi al 31 marzo 2025 l’obbligo assicurativo per le imprese contro i danni da calamità naturali ed eventi catastrofali Cos’è l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali L’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023) , prevede che tutte le imprese con sede legale in Italia, o con una stabile organizzazione nel territorio nazionale, stipulino una polizza assicurativa a copertura dei danni a fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali e terreni  causati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Questa misura mira a garantire un ristoro economico alle imprese in caso di eventi come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. Chi è destinatario del nuovo obbligo L’obbligo riguarda tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, indipendentemente dalla loro dimensione o settore di attività. Sono escluse : Le imprese agricole, che usufruiscono di altre forme di tutela. Quali sono i rischi coperti dalla polizza catastrofale La polizza deve coprire i danni materiali e diretti subiti da: Terreni Fabbricati Impianti Macchinari Attrezzature industriali e commerciali a causa di eventi catastrofali quali: Terremoti Alluvioni Frane Inondazioni ed esondazioni verificatisi sul territorio nazionale. Scadenze e adempimenti per le imprese Con questa nuova proroga, le imprese devono: Entro il 31 marzo 2025 : Stipulare una polizza assicurativa conforme ai requisiti previsti dalla normativa. In base alla valutazione preliminare del rischio, valutare un aggiornamento legato ai rischi catastrofali da valutarsi in modo specifico nel documento di valutazione dei rischi (DVR) . Formazione del personale : Informare e formare i dipendenti sulle procedure da seguire in caso di eventi catastrofali. Sanzioni per il mancato rispetto dell’obbligo Il mancato adempimento dell’obbligo assicurativo comporta: Sanzioni amministrative : Multe proporzionate alla gravità dell’infrazione e alla dimensione dell’impresa. Esclusione da agevolazioni : Impossibilità di accedere a contributi statali in caso di calamità naturali. Responsabilità civile : L’impresa potrebbe essere ritenuta responsabile per eventuali danni a terzi non coperti da assicurazione. Come scegliere la polizza assicurativa adeguata Per selezionare una polizza adeguata, considera: Valutazione dei rischi specifici : Analizza i rischi legati alla posizione geografica e al tipo di attività svolta. Massimali e franchigie : Verifica i limiti di copertura e gli importi scoperti a tuo carico. Servizi aggiuntivi : Alcune polizze offrono servizi di assistenza in caso di emergenza. Conclusioni La proroga al 31 marzo 2025 rappresenta un’opportunità per le imprese di adeguarsi con maggiore tranquillità all’obbligo assicurativo contro gli eventi catastrofali. È fondamentale utilizzare questo tempo per analizzare i rischi specifici, scegliere la polizza più adeguata e preparare il personale alle eventuali emergenze. Affidarsi a professionisti come noi può facilitare questo processo, garantendo una gestione efficace della sicurezza aziendale. Clicca qui per contattarci se hai bisogno di un supporto professionale per la tua impresa.

  • I 5 rischi più noti e pericolosi del mondo del lavoro

    Sapevi che alla data di rilevazione del 30 aprile 2020 risultano pervenute all’Inail, per l’anno di accadimento 2019, 644.803 denunce d’infortunio, con un decremento dello 0,1% rispetto al 2018 (592 casi in meno). L’analisi di medio periodo evidenzia come nel quinquennio 2015-2019 le denunce d’infortunio nel complesso siano aumentate dell’1,3% . Nel 2019 la quota più consistente delle denunce, 503.790 casi, (78,1% del totale) si osserva nella gestione Industria e servizi, presentando un decremento dello 0,3% rispetto al 2018. Prendendo spunto da questi dati che l’Inail ci fornisce abbiamo deciso di analizzare la natura dei rischi sul posto di lavoro. Come puoi immaginare può essere varia, in questo articolo ti presento i 5 rischi più noti e pericolosi del mondo del lavoro. 1- Rischio schiacciamento Il primo caso che ti presentiamo è il rischio schiacciamento, vi sono numerosi casi ogni anno di incidenti a riguardo, ma sappi che con pochi accorgimenti potrai mettere al sicuro te e i tuoi collaboratori dalla caduta di un oggetto dall’alto o dal traffico generato dai mezzi all’interno di un’unità produttiva. Non vi è un settore più a rischio di un altro… La difficoltà nel distinguere il settore deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che durante l’attività produttiva movimentano materiale sono molte e operano nei settori più svariati. Ecco alcuni esempi di aziende che potrebbero incappare in questo rischio: Un magazzino industriale o logistica che movimenta carichi pesanti. Una segheria che deve maneggiare tronchi. Un’azienda tessile che movimenta chilometri di bobine. Fa parte della prevenzione essere a conoscenza di ciò che può accadere se quest’ultima viene trascurata… Le lesioni da schiacciamento possono essere di vario genere, alcune lievi e altre più gravi. Bisogna distinguere dalle lesioni che possono essere risolte con ghiaccio e arnica, quelle più gravi che possono addirittura mettere a rischio la vita. Fortunatamente con il passare degli anni e con l’avvento del D.lgs 81/08 i Dpi sono diventati obbligatori e in molti casi sono state salvate delle vite o evitate disabilità permanenti che non sono mai delle situazioni piacevoli da dover affrontare. I Dpi previsti per il pericolo di schiacciamento:  Scarpe antinfortunistiche Le scarpe da lavoro possono essere dotate di puntale rinforzato per proteggere il piede da schiacciamenti, urti, tagli e perforazioni. La soletta della scarpa può essere progettata in modo da evitare perforazioni o perdite di aderenza su superfici scivolose. Guanti protettivi I guanti da lavoro proteggono principalmente da abrasioni o proiezioni di liquidi o solidi. Ma, oltre a ciò, si possono trovare guanti anti-taglio, anti-schiacciamento, anti-perforazione o antivibrazione. Caschi ed elmetti Lo scopo principale di caschi ed elmetti è quello di attutire i colpi alla testa in caso di caduta del lavoratore stesso, o di proteggere il capo dall’impatto con oggetti pesanti caduti dall’alto. Inoltre, è bene che il personale che lavora quotidianamente con muletti, carri ponte e gru a bandiera sia correttamente formato. Vi sono i dovuti corsi dove viene illustrato il corretto ancoraggio degli oggetti mediante funi e catene in modo da distribuire al meglio il carico e non sollecitare in modo errato i macchinari.  Noi tutti cerchiamo sempre di essere preventivi e premonitori nei confronti dei rischi e crediamo profondamente nella professionalità del personale che assumiamo, ma come voglio farti leggere in questi articoli a volte purtroppo non basta. 2- Rischio taglio ed abrasione Il secondo rischio che ti voglio presentare è un rischio molto noto a tutti, basti pensare che maneggiando una taglierina erroneamente si potrebbe incappare in un bel taglio, di lieve entità è vero però ma pur sempre di infortunio sul lavoro si tratta. Se hai un occhio attento in merito alla sicurezza sul lavoro sai che è molto semplice arginare questo tipo di rischio, ma non è sempre così.  Devi sapere che il rischio da taglio si può evolvere in lesioni… Non si tratta della scoperta dell’acqua calda, però bisogna distinguere dalle lesioni che possono essere risolte con un cerotto e il reintegro nell’attività lavorativa del “ferito”, da quelle più gravi che possono addirittura mettere a rischio la vita. Le imprese soggette maggiormente al pericolo di taglio sono tutte quelle che, nello svolgimento della propria attività utilizzano lame di qualsiasi tipo. Cosa tenere in conto nella valutazione dei rischi La tipologia di lama e/o coltello Considerando aspetti fisici come la flessibilità, la resistenza e l’affilatezza. Altri possibili fattori esterni Tenendo a mente aspetti come i movimenti, l’ambiente circostante e tutto ciò che potrebbe aumentare il rischio da taglio. La concentrazione dell’operatore Molti degli incidenti avvengono per distrazione, è sempre bene essere concentrati e attenti durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. È difficile inquadrare un settore più a rischio di un altro. La difficoltà nel distinguere il settore deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che durante l’attività produttiva utilizzano lame o coltelli sono molte e a volte diametralmente opposte fra loro. Alcuni esempi: Una Carpenteria Una segheria Un’impresa edile Dpi per il pericolo di taglio Guanti I guanti sono un dispositivo di protezione individuale che coprono principalmente gli arti superiori dal rischio da taglio e abrasioni. Attenzione: i guanti da lavoro non sono tutti uguali, ma sono di diverse tipologie in base al rischio a cui è esposto il lavoratore. Per ogni tipologia di guanto da lavoro vi è una Norma Tecnica che descrive la stessa, come ad esempio: Guanti contro il Rischio Meccanico ed elettricità statica descritti dalla Norma Tecnica EN 388; Guanti contro il Pericolo da freddo descritti dalla Norma Tecnica EN 511 Guanti contro il Pericolo da calore e/o fuoco descritti dalla Norma Tecnica EN 407 Guanti contro il Rischio da irraggiamenti ionizzanti descritti dalla Norma Tecnica EN 421 Guanti contro il Rischio da contaminazione batteriologica descritti dalla Norma Tecnica EN 374-2 Guanti contro il Pericolo chimico descritti dalla Norma Tecnica EN 374 Ecc. Per quanto riguarda gli altri DPI dobbiamo sottolineare che devono avere un livello di protezione differente a seconda dell’attività. I livelli di protezione minimi sono 1 e 2. I primi sono più leggeri dei secondi e si indicano per attività le quali il rischio da taglio non espone il lavoratore a gravi lesioni sul corpo. Altri Dpi potrebbero essere: Grembiule semplice. Grembiule diviso. Pantaloni di protezione. Giubbotto di protezione. L’eccessiva confidenza e a volte la ripetitività della mansione che si è soliti svolgere porta ad essere più disinvolti nell’utilizzo dell’attrezzo, il che è sicuramente positivo in quanto sinonimo di padronanza, ma a volte padronanza non è l’unico sinonimo, infatti molti degli incidenti accadono proprio nel momento in cui si da del “tu” all’attrezzo che si è soliti usare . 3- Rischio caduta e scivolamento Il terzo rischio che ti presento è forse il rischio più noto nel mondo dell’edilizia, fortunatamente negli anni grazie ai numerosi investimenti in sicurezza da parte delle imprese il numero di decessi ed infortuni è calato notevolmente e speriamo che la tendenza non si fermi e si continui ad avere un occhio di riguardo nei confronti della sicurezza.  I settori più colpiti  I settori più colpiti da questo tipo di rischio sono per forza di cose chi svolge mansioni in quota, come già ricordavamo prima con l’avvento del Dlgs 81/08 molti sono stati i vantaggi per chi svolgeva questo tipo di mansioni, tra cui imbracature e linee vita che andremo ad approfondire nello specifico . Ho deciso di approfondire questo argomento in quanto ogni anno qualcuno perde la vita per colpa di questo rischio non così banale come sembra. Dpi per il pericolo di caduta o scivolamento   Punto di ancoraggio : “è comunemente il punto al quale il sistema di protezione individuale è collegato in modo sicuro (ad esempio: traliccio metallico, trave, impalcatura, linea vita). Deve avere una resistenza statica” e deve essere “posizionato ad un’altezza tale da evitare il contatto con il terreno in caso di caduta dell’operatore e quanto più verticale possibile rispetto al posto di lavoro (per evitare il cosiddetto effetto ‘pendolo’)”. Connettore per l’ancoraggio: “è utilizzato per collegare l’elemento di collegamento al punto di ancoraggio (ad esempio: fettuccia, cavo d’acciaio, pinza) deve essere adeguato al punto di ancoraggio ed avere una resistenza statica”. Dispositivo di collegamento (elemento intermedio): “è il dispositivo critico che collega l’imbracatura al punto di ancoraggio o connettore (ad esempio: cordino con assorbitore di energia, dispositivo anticaduta a fune retrattile, cordino di posizionamento, connettori vari). Ha il compito di limitare la caduta libera dell’operatore. Deve essere selezionato in base alla tipologia di lavoro da effettuare e al luogo di lavoro. Per determinare l’elemento intermedio da usare, è necessario calcolare l’eventuale distanza di arresto caduta”. Dispositivo di presa per il corpo: “il dispositivo di protezione individuale indossato dall’operatore (ad esempio: imbracatura anticaduta con aggancio sternale e/o dorsale completa di cintura di sicurezza, cinture con cosciali per posizionamento e sospensione in quota, cintura di posizionamento). In caso di caduta ha il compito di trattenere l’operatore in modo che non subisca danni e non scivoli dall’imbracatura. La maggiore sicurezza contro le cadute è data dall’ imbracatura completa. Per il posizionamento e la trattenuta è possibile utilizzare delle cinture. Deve essere scelta in base alla tipologia di lavoro da effettuare e in base al luogo di lavoro. I punti di aggancio dell’imbracatura devono avere una resistenza statica”. Inoltre, si indica che i  sistemi di arresto caduta  si possono individuare e suddividere in quattro tipologie. 1- Partiamo dal sistema di arresto caduta con dispositivo anticaduta di tipo guidato comprendente una linea di ancoraggio rigida. Questo sistema è costituito “da una imbracatura e da un sottosistema comprendente una linea di ancoraggio rigida, un dispositivo anticaduta di tipo guidato autobloccante fissato alla linea di ancoraggio rigida e un connettore o un cordino terminante con un connettore. Se il dispositivo anticaduta non dispone di una funzione di dissipazione di energia, allora un assorbitore di energia può essere incorporato nel cordino o nella linea di ancoraggio”.  Rimandando alla lettura del documento, che riporta ulteriori dettagli e informazioni, veniamo al  sistema di arresto caduta con dispositivo anticaduta di tipo guidato comprendente una linea di ancoraggio flessibile. Questo sistema è costituito “da una imbracatura e da un sottosistema comprendente una linea di ancoraggio flessibile, un dispositivo anticaduta di tipo guidato autobloccante fissato alla linea di ancoraggio flessibile e un connettore o un cordino terminato in un connettore. Un elemento di dissipazione di energia può essere incorporato nel dispositivo anticaduta di tipo guidato, nel cordino o nella linea di ancoraggio”.  2- Si descrive poi il sistema di arresto caduta di tipo retrattile vincolato ad un punto di ancoraggio fisso. Questo sistema è “costituito da una imbracatura e da un dispositivo anticaduta di tipo retrattile”, vincolato ad un punto di ancoraggio fisso, “comprendente un arrotolatore dotato di funzione autobloccante e un cordino retrattile. La lunghezza del cordino è regolata automaticamente per mezzo di un sistema di tensionamento e di richiamo dello stesso, che consente all’utilizzatore un libero spostamento verticale ed un arresto immediato in caso di caduta”. 3- Infine, il documento si sofferma anche sul sistema di arresto caduta costituito da una imbracatura per il corpo, un assorbitore di energia ed un cordino vincolato ad un punto di ancoraggio fisso. Questo sistema è costituito da un “dispositivo generalmente vincolato ad un punto di ancoraggio fisso con un cordino di lunghezza fissa o regolabile, al quale è collegata l’imbracatura per il corpo. Il sistema deve incorporare un assorbitore di energia”.  4- Ultimo ma non meno importante sono le scarpe da lavoro con suole antiscivolo , per evitare di scivolare durante lo svolgimento del lavoro quotidiano. I tetti degli edifici non sono gli unici a rappresentare un rischio, infatti vi sono numerose situazioni legate al rischio di caduta dall’alto, come per esempio durante l’utilizzo di un trabattello o di una piattaforma aerea che sono situazioni che quotidianamente si possono verificare per chi svolge lavori in quota.  Tutti questi dispositivi e precauzioni sono fortemente necessarie per la tua salute e quella dei tuoi dipendenti, noi tutti sappiamo che sono scomodi e che ci rallentano nello svolgimento delle mansioni, ma noi pensiamo che la vita sia una ed è giusto tenerla da conto lavorando in modo sicuro per noi e per i nostri cari. 4- Rischio incendio Il quarto rischio che voglio presentarti è il noto rischio incendi, noto in quanto nella vita di chiunque è capitato sin da piccolo di vedere quei bomboloni rossi posizionati in tutti i luoghi al chiuso che eravamo soliti frequentare dalla scuola all’oratorio ai più comuni uffici e magazzini.  In questo caso inquadrare un settore più a rischio di un altro è molto più semplice e intuitivo  La semplicità nel distinguere i settori specifici deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che utilizzano materiale infiammabile sono una moltitudine ma i settori che si contraddistinguono sono pochi. Anche se a discapito di questa proporzione vi sono i numerosissimi casi di incendi ove il rischio non è così alto come nelle aziende ad alto rischio di incendio come quelle che ti sto per citare: Fabbriche e magazzini di combustibili  Aziende tessili Falegnamerie  Depositi di veicoli per la logistica Una domanda che ti sarai sicuramente posto è: Quali sono i criteri per capire se la mia attività presenta un alto rischio incendi? Ecco qui sotto alcune delle cose da prendere in considerazione: Tipologia di attività svolta Presenza di pubblico ed affollamento Fabbricato o attività soggetta a controlli di prevenzione incendi di cui al DPR 151/2011 Dpi per il rischio incendi  Per il basso rischio, il corso non prevede l’uso di attrezzature/dispositivi di protezione individuale, coerentemente con un ambiente appunto poco rischioso da questo punto di vista, che naturalmente tiene in considerazione anche l’aspetto evacuazione e salvataggio; eventuali dispositivi/attrezzature potranno comunque essere necessari in casi particolari, in base alla valutazione dei rischi. Per il rischio medio  il programma del corso di formazione previsto dal decreto prevede espressamente il punto, ma senza indicare particolari tipi di dispositivi o attrezzature, in quanto gli scenari nell’ambito di questa classe sono molto vari, e la scelta sarà effettuata in funzione della specifica valutazione dei rischi. Tipicamente saranno necessari  maschere antifumo  con filtri polivalenti,  elmetti con visiera anticalore , e  guanti resistenti al calore. Per quanto riguarda il rischio elevato (o ‘alto’ come viene definito comunemente), l’allegato X prevede, non solo genericamente dispositivi/attrezzature di protezione individuale, ma in modo specifico cita maschere, auto protettori (che sono gli autorespiratori antincendio con bombola  da indossare sulla schiena),  tute , ovviamente con specifiche caratteristiche di resistenza al fuoco e al calore. Questi dispositivi specifici quindi, oltre ai più semplici ma non meno importanti guanti anticalore ed elmetto con visiere anticalore, sono proprio specificamente indicati nell’equipaggiamento di una squadra antincendio che deve operare in un ambiente ad elevato/alto rischio di incendio. Devi sapere che in questo caso è molto importante prevenire essendo meticolosi nell’apporre dove necessario estintori e manicotti per il primo spegnimento delle fiamme, se il rogo diviene ingestibile molto importanti divengono le vie di fuga, che non devono in nessun modo essere ostruite.  Come per i rischi precedenti ti mostro un caso reale un po’ particolare dove, fortunatamente in questo spiacevole incidente non vi sono state persone che hanno perso la vita come negli esempi precedenti, ma purtroppo hanno visto ardere ciò che da loro era stato creato in 40 anni di attività. 5- Rischio macchine Il quinto ed ultimo rischio che ti voglio presentare in questo articolo che riassume i 5 rischi più comuni che possiamo trovare all’interno di un sito produttivo è il rischio macchine. Se anche tu possiedi un’azienda produttiva o ne fai parte sai che l’utilizzo di determinati macchinari come frese, torni o CNC presentano dei rischi per gli operatori che sono soliti lavorarci per le canoniche 8 ore al giorno.  Uno dei consigli più spassionati che mi permetto di darti è quello di avere macchinari certificati CE in modo da fornire al personale un luogo di lavoro controllato con un marcato occhio di riguardo nei confronti della prevenzione agli infortuni.   Inoltre, è altresì importante eseguire controlli periodici sui macchinari che lo richiedono al fine di avere una maggiore efficienza produttiva senza sdegnare in alcun modo la prevenzione.  La marchiatura CE per i macchinari   Ogni macchina deve recare, in modo leggibile e indelebile, almeno le seguenti indicazioni: nome del fabbricante e suo indirizzo la marcatura CE designazione della serie o del tipo eventualmente, numero di serie l’anno di costruzione la destinazione d’uso  Nel caso in cui la macchina sia destinata in area esplosiva, essa deve recare l’apposita indicazione ed indicare tutte le apposite indicazioni indispensabili alla sicurezza. Se un elemento della macchina deve essere movimentato durante l’utilizzo con mezzi di sollevamento, la sua massa deve essere indicata in modo leggibile, indelebile e non ambiguo. La marcatura CE è la dichiarazione del produttore che d imostra la rispondenza dell’apparecchio alle direttive comunitarie applicabili . La marcatura CE dichiara che il produttore-distributore si assume la responsabilità del prodotto, permettendone la libera circolazione in Europa e l’identificazione dei prodotti non conformi. La nuova direttiva macchine impone l’indicazione esplicita della persona autorizzata a costituire la Documentazione Tecnica Pertinente o il Fascicolo Tecnico della Costruzione indicando le generalità della persona fisica o giuridica. La dichiarazione di conformità è l’atto con cui il fabbricante dichiara, sotto la propria personale responsabilità, che il prodotto è conforme ai requisiti essenziali di sicurezza, è proprio per questo motivo che è bene non modificare i macchinari.  Molte sono le aziende che dopo anni di attività studiano e apportano modifiche ai macchinari per una resa migliore, ma non sempre una maggior efficienza è sinonimo di maggior sicurezza, anzi.  E’ molto importante che i macchinari eseguano i controlli periodici del caso e che siano conformi alle normative a volte anche a discapito dell’efficienza.  Gli scopi principali della marcatura CE sono: indicare la conformità del prodotto alle direttive applicabili e quindi ai requisiti essenziali di sicurezza; permettere l’accesso del prodotto sul mercato; assicurare la libera circolazione dei beni; In conclusione Ti ringrazio vivamente per il  tempo dedicato a questa lettura e spero vivamente di averti fatto scoprire qualcosa di nuovo o di aver approfondito qualche tua curiosità, ti aspetto la prossima volta con nuovo articolo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Se hai dubbi o domande, commenta qui sotto, oppure scrivi a info@tqsa.it

  • Mascherine monouso: Sono tutte uguali?

    Con il Decreto legge n.125 del 07/10/2020, è stato introdotto l’obbligo di avere sempre con sé un dispositivo di protezione delle vie respiratorie, nonché l’obbligo di indossarlo nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto (compresi cortili aziendali e spazi all’aperto) a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. In questo momento di continui cambiamenti, il team di TQSA ci tiene ad offrirti la miglior soluzione per la tua salute. Occhio!! Non tutte le mascherine monouso sono uguali , infatti ti vogliamo fare capire la differenza tra le varie mascherine presenti sul mercato che puoi trovare tutti i giorni sui volti delle persone che ti circondano. Le maschere chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, limitando la trasmissione di agenti infettivi. Per essere sicure ed efficaci devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019 +AC:2019. La norma, specifica i requisiti di fabbricazione e progettazione e i metodi di prova per le maschere chirurgiche. Le mascherine chirurgiche monouso si distinguono in  tipo I  e  tipo II , le prime filtrano fino al 95% dei batteri presenti nell’aria che respiriamo mentre le seconde bloccano sino al 99.9% degli stessi. Quali sono i fattori che permettono di valutare le mascherine monouso? Uno dei fattori più influenti per la produzione di una buona mascherina è il luogo di produzione  della stessa, quelle che ti stiamo per consigliare vengono prodotte all’interno di una camera bianca, un ambiente controllato e asettico cosi che le mascherine non abbiano contatti con agenti esterni che potrebbero comprometterne la qualità. Un’altra caratteristica è la  respirabilità  che ti permette di indossare la mascherina per svariate ore senza avvertire nessuna mancanza di ossigeno o giramenti di testa che potrebbero causarsi utilizzando mascherine con un basso indice di respirabilità. Ultima ma non meno importante è la  Resistenza agli schizzi,  i test per verificare tale requisito vanno eseguiti in accordo alla norma ISO 22609:2004. La resistenza della maschera chirurgica alla penetrazione di schizzi di sangue o liquidi sintetici deve essere conforme al valore minimo indicato per il Tipo II-R, come descritto nella norma. Ti lasciamo ora qua sotto due esempi di controetichette di due mascherine all’apparenza simili, ma totalmente diverse, sia per provenienza che per destinazione d’uso, così che non ti potrai sbagliare sulla tua prossima fornitura. A Sinistra: Mascherina Classe I, tipo II-Conformi EN 14683:2019: Maschere Facciali ad uso medico monouso, 100% Made in Italy A Destra: Mascherina ad uso esclusivo della collettività: Escluso l’utilizzo medico o in ambienti di lavoro senza rispetto della distanza di sicurezza TQSA e FAP Italia collaborano da diverso tempo a questa parte per garantire uno standard di qualità molto elevato tant’è che l’impianto produttivo di quest’ultima possiede una certificazione  UNI CEI EN ISO 13485  e relativa marcatura CE. Cliccare qui per visitare il sito di FAP Italia e potrai acquistare e ricevere le mascherine dove ti è più comodo.

  • ISO 20121 la gestione degli eventi sostenibili

    Buongiorno, Caro lettore, come penso tu ben sappia da alcuni decenni a questa parte attraverso l'organizzazione di eventi, le aziende presentano sé stesse e la propria competenza al pubblico di riferimento. Siano gli eventi di carattere istituzionale o tecnico-divulgativo, essi rispecchiano la vision dell'Azienda e possono contribuire a definirne l'immagine verso i portatori di interesse. L'organizzazione di un evento implica un forte impegno in termini di costi, risorse e tempo e, come tutte le attività aziendali, anche questa deve garantire un approccio che consideri debitamente gli aspetti economici e logistici, ma anche il contesto sociale e ambientale in cui l'evento si svolge, nell'ottica della generale politica per la sostenibilità dell'azienda. ISO 20121: cosa è? La ISO 20121 è una norma internazionale che definisce i requisiti di un sistema di gestione della sostenibilità degli eventi. Questo standard nasce dal nuovo Project Committee ISO/PC 250 "Sustainability in event management" che ha coinvolto più di 30 paesi in qualità di membri partecipanti o membri osservatori. La norma, oltre a basarsi sui principi consolidati dei sistemi di gestione, ingloba alcuni elementi caratteristici della ISO 26000. Non è quindi né una check list, né una guida, né una specifica prestazionale per gli eventi sostenibili. Per evento la norma intende una “assemblea programmata nel tempo e nello spazio dove viene creata un’esperienza e/o veicolato un messaggio” (traduzione di CSQA), pertanto si rivolge a varie tipologie di eventi, dalla manifestazione sportiva al webinar. Un aspetto particolare della ISO 20121 è l’integrazione del modello PDCA (Plan, Do, Check, Act) tipico dei sistemi di gestione con il ciclo di vita degli eventi (dall’ideazione alla chiusura e post-chiusura di un evento). A chi si rivolge la norma ISO 20121? La norma è rivolta non solo alle aziende che si occupano di organizzazione di eventi come core business (Fiere, Hotel, Centri Congressi, Centri Sportivi, Teatri, Cinema, Catering, Assessorati turismo/ambiente Enti locali, Case discografiche, Agenzie comunicazione...), ma anche a: tutte le organizzazioni che intendono implementare o migliorare la propria capacità di organizzare i propri eventi aziendali in modo sostenibile. fornitori di servizi per il comparto (es. catering, hostess…) associazioni di settore. Gli elementi distintivi della norma Definizione dei principi di sviluppo sostenibile e della politica. Per la definizione di tali principi, la norma suggerisce di fare riferimento ai seguenti: gestione etica delle risorse (stewardship), inclusività, integrità, trasparenza. Oltre a questi, naturalmente, l’organizzazione ne può implementare altri, magari facendo riferimento alla norma ISO 26001. Valutazione degli impatti significativi dell’evento nei tre ambiti della sostenibilità: sociale, ambientale ed economica. Tale valutazione deve prendere in considerazione i riscontri delle parti interessate. Definizione di obiettivi e traguardi mirati per ciascuno degli aspetti significativi e prioritari individuati con rilascio chiaro delle azioni, delle tempistiche, delle risorse necessarie per il loro conseguimento e della modalità di valutazione dei risultati. Definizione delle modalità di dialogo con i diversi stakeholder attraverso un piano di comunicazione esaustivo per l’intero ciclo di vita dell’evento. Organizzazione della supply chain in ottica sostenibile con inserimento di parametri coerenti con i principi e la politica adottata. Monitoraggio della performance, sempre con riferimento ai principi e alla politica adottata dall’organizzazione e avendo cura di identificare e gestire correttamente gli insegnamenti di eventi pregressi in modo da sfruttarti utilmente per la progettazione di quelli successivi. La norma si sofferma sull’analisi delle citate tre dimensioni-chiave della sostenibilità, chiarendo come l’impresa, nella pianificazione e nello sviluppo di un evento sostenibile, debba prestare attenzione all’adozione di processi e azioni orientati all’utilizzo efficiente delle risorse , curandosi di ridurre al minimo gli sprechi. Tali iniziative possono includere anche il noleggio dei beni necessari per l’evento come sedie, tensostrutture, palchi, stand, eccetera, ricorrendo a strutture mobili o costruendone di nuove da destinare alla comunità locale quale eredità dell’evento stesso. Che cosa qualifica un evento come sostenibile? Prendendo come punto di partenza il contesto in cui si svolge l'evento, l'organizzazione deve identificare gli aspetti ambientali, sociali ed economici che possono rendere l'evento sostenibile nel rispetto dei Sustainable Development Goals promossi dall’ONU quali: Location Accessibilità Soggiorni Approvvigionamento di prodotti e servizi Scelta dei materiali Bevande e alimentazione Trasporti e logistica Acqua e igiene Rumore Rifiuti Rispetto degli standard lavorativi Salute e sicurezza sul lavoro Pratiche di sicurezza Prevenzione nell'uso di agenti chimici nocivi Garanzie sociali Consumo di energia Riduzione delle emissioni Tutela della biodiversità e dell'ambiente Utilizzo delle risorse Comportamento non competitivo Lotta alla corruzione Sviluppo del personale e formazione Prevenzione utilizzo di droghe e doping Rispetto delle comunità locali Pratiche di consumo Discriminazione e gruppi vulnerabili Benessere degli animali coinvolti Performance economiche Presenza sul mercato Impatti economici indiretti ISO 20121: a quali eventi si applica? Nata sulla base della norma inglese BS 8901, la ISO 20121 costituisce un modello di riferimento flessibile per le organizzazioni che vogliono dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità nella progettazione e realizzazione degli eventi. La norma può essere infatti applicata a un singolo evento, a una serie di eventi, alle organizzazioni specializzate nella realizzazione di eventi o, ancora, ai fornitori di servizi quali società di catering di allestimenti e anche alle location: quartieri fieristici, centri congressi, alberghi etc. Furono proprio i Giochi Olimpici di Londra del 2012, anno di emissione della norma, il primo grande evento certificato secondo la ISO 20121, su input del Comitato Organizzatore (LOGOC) di diversi anni precedente. In Italia, il primo grande evento sostenibile certificato secondo la ISO 20121 è stato invece l’Expo di Milano del 2016. I Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Cortina 2026 si terranno con riferimento al medesimo standard, prima edizione interamente concepita, pianificata e conclusa – ovvero smantellata – seguendo le raccomandazioni dell’Agenda 2020, la riforma New Norm del CIO e gli obiettivi stabiliti dall’Agenda Globale 2030 per lo Sviluppo sostenibile. Quali sono i benefici della ISO 20121? Gli eventi rappresentano un’opportunità importante per coinvolgere il pubblico sensibilizzandolo e responsabilizzandolo rispetto alle tematiche di sostenibilità. Gli eventi sostenibili hanno lo scopo di trasferire la cultura della sostenibilità attraverso azioni concrete capaci di richiamare l’attenzione alla responsabilità nei confronti della comunità locale e alla tutela dell’ambiente. L’adozione della ISO 20121 comporta una serie di benefici per le imprese, sia diretti che indiretti: risparmio dei costi conseguenti alla riduzione dei consumi energetici, alla diminuzione dei rifiuti o all’acquisto di prodotti locali vantaggi reputazionali derivanti dalla visibilità che un evento etico produce, dimostrando l’impegno dell’azienda sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale promozione di tecniche e tecnologie innovative che aiutano a utilizzare le risorse in maniera più efficiente diffusione di una maggiore consapevolezza fra partecipanti, dipendenti, fornitori e nella comunità locale riguardo i benefici di prodotti e servizi eco-compatibili benefici sociali per il territorio attraverso la creazione di opportunità di impiego e di business per i fornitori locali sviluppo di un approccio sistematico efficiente ed efficace ai principi di sviluppo sostenibile implementazione di un sistema di monitoraggio e registrazione delle performance di sostenibilità caratterizzazione della catena di fornitura in senso più sostenibile aumento della motivazione e della fidelizzazione delle risorse umane impiegate e attrazione dei migliori talenti Spero che questo nuovo articolo ti sia piaciuto. Sono consapevole che molti dei nostri lettori non hanno la struttura per potersi adeguare a questa ISO, ma in un periodo come questo, in cui tutto sta tornando alla normalità con concerti e grandi eventi mondiali, sapere che in un futuro non molto prossimo i grandi eventi possano avere impatto zero sull’ambiente è a mio avviso un grande traguardo. Anche un piccolo gesto può fare la differenza. Alla prossima!

  • Cos'è il dvr per la sicurezza?

    Sei un imprenditore o un responsabile della sicurezza? Allora sai benissimo quanto sia cruciale un ambiente di lavoro sicuro e conforme alle leggi. Ma come puoi garantire questa sicurezza? Qui entra in gioco il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) . Indice Definizione e Importanza del DVR Cosa Contiene il DVR? Quali aziende devono realizzarlo Conclusioni 1. Cos'è il DVR per la sicurezza? Il Documento di Valutazione dei Rischi, noto come DVR , è un elemento cardine nella gestione della sicurezza sul lavoro. Richiesto dalla normativa italiana ( D.Lgs 81/2008 ), il suo scopo è quello di: identificare, analizzare gestire i rischi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma cos'è esattamente il DVR e perché è così importante? Un Pilastro della Sicurezza sul Lavoro Cos'è il DVR per la sicurezza? Esso non è solo un documento burocratico che è necessario avere, ma è una vera e propria strategia di prevenzione. Attraverso di esso, vengono valutati tutti i possibili pericoli ai quali sono esposti i lavoratori durante l'esercizio delle loro attività. Da rischi meccanici a quelli chimici, da quelli legati allo stress lavorativo a quelli ergonomici, il DVR copre ogni aspetto della sicurezza sul lavoro. Un Documento Dinamico e Personalizzato Ogni azienda è unica e con essa i rischi specifici che affronta. Il DVR è quindi un documento altamente personalizzato , che deve essere adattato alla realtà specifica di ciascuna organizzazione. Questo significa che non esiste un "modello unico" di DVR: ogni documento deve riflettere le specificità dell'ambiente lavorativo , delle attrezzature utilizzate, dei processi produttivi e della composizione della squadra di un'azienda. Spesso sentiamo imprenditori che ricercano su Google un documento standardizzato o  esempi di DVR in pdf per poi fare un copia e incolla per le loro attività. Purtroppo è un'azione sbagliatissima. Una Responsabilità Legale e Morale Redigere un DVR non è solo un obbligo legale, ma anche una responsabilità morale nei confronti dei lavoratori. Avere un DVR ben strutturato significa prendersi cura della salute e del benessere delle persone , riducendo i rischi di infortuni e malattie professionali. Inoltre, un ambiente di lavoro sicuro è fondamentale per migliorare la produttività e la qualità del lavoro. Un Processo Continuo di Valutazione e Aggiornamento Il mondo del lavoro è in continuo cambiamento, con l'introduzione di nuove tecnologie, materiali e metodi di lavoro. Di conseguenza, anche il DVR deve essere un documento attuale che può essere ridiscusso per revisioni e aggiornamenti per garantire che i rischi siano sempre valutati e gestiti in modo efficace. Questo processo continuo di valutazione e aggiornamento sottolinea l'importanza di una gestione attiva e consapevole della sicurezza sul lavoro. In sintesi, il DVR è molto più di un requisito legale: è uno strumento essenziale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e sano. La sua realizzazione richiede competenza, attenzione e un approccio personalizzato, elementi che solo un'azienda operante nel settore, come noi di TQSA. può avere. 2. Cosa Contiene il DVR? Visto che spesso gli imprenditori ci chiedono "ma quali informazioni contiene questo documento?" e sicuramente te lo sarei chiesto anche tu una volta, allora di seguito troverai elencati alcuni elementi chiave che compongono un DVR completo ed efficace: Identificazione dei Rischi Ogni DVR inizia con un'attenta analisi dei rischi presenti nell'ambiente di lavoro. Questo include tutto, dai rischi fisici come macchinari o sostanze pericolose, ai rischi ergonomici legati alla postura sul lavoro. È fondamentale valutare ogni aspetto dell'ambiente lavorativo, senza trascurare settori che potrebbero sembrare a basso rischio ma che in realtà, se non considerati attentamente, potrebbero creare dei problemi interni alla tua azienda. Le Nomine delle figure della sicurezza: Il DVR deve includere la nomina delle figure chiave della sicurezza in azienda, a partire dal Datore di Lavoro , che è il primo responsabile. Questo documento deve anche riprodurre la struttura dei luoghi di lavoro per individuare il profilo di rischio dei lavoratori, considerando sia i rischi legati alle mansioni svolte sia quelli dovuti ai fattori ambientali. Inoltre, deve essere presente una sezione dedicata all'organigramma della sicurezza, con tutte le figure nominate, le date di inizio nomina e la formazione erogata. Altre figure cruciali includono: Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP): questa figura ha il compito di coordinare tutte le attività legate alla prevenzione dei rischi in azienda. Medico Competente: responsabile della redazione del Piano Sanitario e della Sorveglianza Sanitaria. Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS): rappresenta i lavoratori nelle questioni legate alla sicurezza sul lavoro. In aggiunta, il DVR deve riportare la nomina degli addetti antincendio, primo soccorso e degli addetti all'uso di macchinari e attrezzature di sollevamento. Queste nomine sono spesso collegate all'esecuzione di specifici corsi di formazione. Misure di Prevenzione e Protezione Il passo successivo è definire le misure preventive e protettive. Questo può includere la fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI), la modifica degli impianti o dei processi lavorativi, e la formazione dei lavoratori . Ogni misura deve essere specifica per il rischio identificato e adeguata alla realtà dell'azienda. Programmi di Formazione Un aspetto cruciale del DVR è la formazione dei lavoratori. Non basta avere le misure di sicurezza in atto, è essenziale che ogni membro del team sia adeguatamente informato e addestrato su come comportarsi per minimizzare i rischi. Questo include la conoscenza dei DPI, la comprensione delle procedure di emergenza e la consapevolezza dei propri diritti e doveri in materia di sicurezza. Monitoraggio e Aggiornamento Continuo Il mondo del lavoro è in costante evoluzione, e lo stesso vale per i rischi legati alla sicurezza. Per questo, il DVR non è un documento statico, ma deve essere regolarmente rivisto e aggiornato . Questo assicura che ogni nuovo rischio venga identificato e gestito, e che le misure di sicurezza rimangano efficaci nel tempo. Coinvolgimento dei Lavoratori Infine, un elemento spesso sottovalutato ma di fondamentale importanza è il coinvolgimento attivo dei lavoratori nella redazione e nell'aggiornamento del DVR. I lavoratori sono coloro che vivono quotidianamente l'ambiente di lavoro e possono fornire un contributo prezioso nell'identificazione dei rischi e nella proposta di soluzioni praticabili. In conclusione, il DVR è uno strumento dinamico e multifunzionale, che non solo garantisce il rispetto delle normative, ma contribuisce in modo proattivo alla creazione di un ambiente di lavoro sicuro e salutare. Ecco perché la sua redazione non deve essere vista come un semplice adempimento burocratico, ma come un'opportunità per migliorare la qualità della vita lavorativa e la produttività aziendale. 3. Quali aziende devono realizzarlo? Ogni impresa con almeno un lavoratore, è tenuta per legge a redigere e aggiornare regolarmente un DVR. Questo obbligo riguarda non solo le aziende manifatturiere o quelle con elevati rischi lavorativi, ma ogni realtà lavorativa, inclusi gli uffici e i servizi. L'obbligo svanisce solo nel caso in cui tu lavori da solo all'interno della tua azienda. Infatti il DVR è obbligatorio anche nei casi in cui: - non hai dipendenti, ma hai un socio lavoratore, - non hai dipendenti, ma vuoi avvalerti di tirocinante in alternanza scuola lavoro anche solo per una settimana, in quella settimana ti avvali di un "lavoratore". La variabile infatti non è più il "dipendente come tale" ma il "lavoratore" ovvero colui che a prescindere dalla tipologia contrattuale, svolge un'attività lavorativa nell'ambito dell'organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere la professione. 4. Conclusioni Ora che conosci l'importanza del DVR e il ruolo cruciale che può avere nella tutela della salute e sicurezza sul lavoro, è il momento di agire. Non lasciare che la tua azienda sia vulnerabile. Contatta TQSA oggi stesso per un supporto esperto nella realizzazione del tuo DVR. Hai bisogno di un supporto nella stesura del DVR? Contattaci per un preventivo gratuito

  • Visita medico del lavoro dopo malattia: quando è necessaria e cosa prevede la normativa

    Assicurare la salute dei lavoratori è fondamentale, soprattutto dopo un'assenza prolungata per malattia. Scopri quando è obbligatoria la visita medica al rientro, per quali categorie di lavori e le tempistiche. Indice Quando è obbligatoria la visita medica al rientro dopo una lunga malattia? Tempistiche per effettuare la visita medica del lavoro Procedure per il rientro al lavoro dopo la malattia Conseguenze del mancato superamento della visita medica Conclusioni Visita medico del lavoro dopo malattia: quando è obbligatoria? La normativa italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro, specificamente il Decreto Legislativo 81/2008, stabilisce che la visita medica di rientro al lavoro è obbligatoria per i lavoratori soggetti a sorveglianza sanitaria che sono stati assenti per motivi di salute per oltre 60 giorni consecutivi. La sorveglianza sanitaria si applica a determinate categorie di lavoratori esposti a specifici rischi professionali. Pertanto, non tutti i dipendenti sono automaticamente soggetti a questo obbligo. È fondamentale che i datori di lavoro identifichino correttamente le mansioni che richiedono sorveglianza sanitaria per garantire la conformità alle normative. Categorie di lavoratori tipicamente soggetti a sorveglianza sanitaria includono: Addetti ai videoterminali:  lavoratori che utilizzano computer per oltre 20 ore settimanali. Lavoratori notturni:  personale che svolge attività lavorativa durante le ore notturne. Lavoratori soggetti a rischi specifici quali ad esempio: movimentazione manuale dei carichi, agenti chimici, rumore, vibrazioni, radiazioni ottiche artificiali, campi elettromagnetiche, etc Personale che utilizza apparecchi di sollevamento o guida macchine per movimentazione terra e merci:  operatori di macchinari pesanti o attrezzature di sollevamento. È importante notare che l'elenco sopra riportato non è esaustivo. La necessità di sorveglianza sanitaria dipende dalla valutazione dei rischi specifici associati a ciascuna mansione all'interno dell'azienda. Pertanto, è essenziale che il datore di lavoro, in collaborazione con il medico competente , determini quali lavoratori devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria. Tempistiche per effettuare la visita medica del lavoro La visita medica deve essere effettuata immediatamente dopo la conclusione del periodo di malattia e prima che il lavoratore riprenda le sue attività lavorative. È responsabilità del datore di lavoro organizzare tempestivamente questa visita con il medico competente. La visita non può essere effettuata durante il periodo di malattia, ma deve avvenire subito dopo la scadenza del certificato medico e prima del rientro effettivo al lavoro. Questo assicura che il lavoratore sia in condizioni adeguate per riprendere le proprie mansioni senza rischi per la sua salute o quella degli altri. Procedure per il rientro al lavoro dopo la malattia Al termine dell'assenza per malattia, il datore di lavoro deve: Contattare il medico competente:  organizzare la visita medica di idoneità al lavoro. Assicurarsi che la visita avvenga prima del rientro effettivo del lavoratore:  garantire che il dipendente non riprenda le attività lavorative senza l'idoneità certificata. Rispettare le indicazioni del medico competente:  seguire le prescrizioni o limitazioni indicate nel giudizio di idoneità. Il medico competente, dopo aver effettuato la visita, emetterà un giudizio di idoneità che può essere: Idoneità piena:  il lavoratore può riprendere le sue mansioni senza restrizioni. Idoneità con limitazioni o prescrizioni:  il lavoratore può riprendere le sue mansioni con specifiche condizioni o adattamenti. Inidoneità temporanea:  il lavoratore non è idoneo a riprendere le sue mansioni per un determinato periodo. Inidoneità permanente:  il lavoratore non è idoneo a svolgere quella specifica mansione in modo permanente. In caso di inidoneità, temporanea o permanente, il datore di lavoro deve collaborare con il medico competente e il lavoratore per individuare soluzioni alternative, come l'assegnazione a mansioni compatibili o l'adozione di misure correttive per garantire la sicurezza e la salute del dipendente. Conseguenze del mancato superamento della visita medica Se il lavoratore non supera la visita medica, il medico competente può dichiararlo: Idoneo con limitazioni o prescrizioni : il lavoratore può riprendere l'attività con specifiche condizioni. Temporaneamente inidoneo : il lavoratore non può riprendere l'attività fino a nuova valutazione. Permanentemente inidoneo : il lavoratore non può più svolgere quella specifica mansione. In tali casi, il datore di lavoro deve collaborare con il medico competente per individuare soluzioni adeguate, come l'assegnazione a mansioni compatibili o l'adozione di misure correttive. Conclusioni Garantire un rientro sicuro al lavoro dopo una lunga assenza per malattia non è solo un obbligo normativo, ma anche una responsabilità fondamentale per ogni datore di lavoro. La visita medica del lavoro è uno strumento indispensabile per tutelare la salute del lavoratore e mantenere un ambiente di lavoro sicuro ed efficiente. Affidarsi a professionisti esperti nella gestione della sicurezza, come noi di TQSA, significa non solo assicurare la conformità alle normative, ma anche investire nella produttività e nel benessere della propria azienda. Contattaci compilando il modulo che trovi in questa pagina.

  • Sicurezza sul lavoro per elettricisti: norme, rischi e prevenzione

    Indice Introduzione Normative di riferimento Rischi principali nel lavoro di un elettricista Misure di prevenzione del rischio elettrico DPI per elettricisti: cosa non può mancare Formazione obbligatoria e abilitazioni Conclusioni   Introduzione La sicurezza sul lavoro è un tema cruciale, in particolare per professioni a rischio come quella degli elettricisti. Lavorare a contatto con l’elettricità comporta pericoli significativi che richiedono conoscenze specifiche, l’uso di dispositivi di protezione adeguati e il rispetto rigoroso delle normative di sicurezza. In questo articolo esploreremo i principali rischi del lavoro di un elettricista, le misure preventive e le normative da seguire. Normative di riferimento per la sicurezza degli elettricisti La sicurezza sul lavoro per gli elettricisti è regolamentata da un insieme di normative e standard tecnici che mirano a prevenire incidenti e garantire un ambiente di lavoro sicuro . Ecco quali sono le principali normative di riferimento: Decreto Legislativo 81/2008 Il D.Lgs. 81/2008,  noto come Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro , rappresenta la base legislativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia. Il CAPO III - IMPIANTI E APPARECCHIATURE ELETTRICHE del Titolo III del suddetto decreto, stabilisce obblighi per datori di lavoro e lavoratori, requisiti, protezioni e verifiche il tutto riferito proprio al rischio elettrico. Più nello specifico gli articoli 82 e 83 disciplinano rispettivamente i lavori sotto tensione e quelli in prossimità di parti attive, richiedendo l'adozione di misure preventive specifiche. Norma CEI 11-27 La Norma CEI 11-27 fornisce le prescrizioni di sicurezza per le attività su impianti elettrici, applicandosi a operazioni su impianti fissi, mobili, permanenti e provvisori a qualsiasi livello di tensione. Questa norma definisce le procedure operative e le figure professionali coinvolte, come: Persona ESperta (PES):  individuo con conoscenze tecniche adeguate per operare sugli impianti elettrici. Persona AVvertita (PAV):  persona informata sui rischi elettrici e sulle misure di prevenzione. PErsona Idonea ai lavori elettrici sotto tensione (PEI):  professionista qualificato per interventi sotto tensione. La quinta edizione della norma, pubblicata nel 2021, introduce aggiornamenti sulle procedure di lavoro e sulla formazione del personale. Norma CEI 64-8 La Norma CEI 64-8 è il riferimento principale per la progettazione, realizzazione e verifica degli impianti elettrici di bassa tensione. Essa garantisce la sicurezza delle persone e dei beni, specificando requisiti per: Progettazione : criteri per dimensionamento e scelta dei componenti. I nstallazione : modalità corrette di posa e collegamento. Verifica : procedure per controlli e manutenzioni periodiche. L'ottava edizione della norma, aggiornata nel 2021, integra varianti e introduce nuovi contenuti, allineandosi con il Codice di Prevenzione Incendi dei Vigili del Fuoco. Decreto Ministeriale 37/2008 Il D.M. 37/2008  disciplina l'installazione degli impianti all'interno degli edifici, imponendo che tali impianti siano realizzati a regola d'arte e nel rispetto delle normative vigenti. Stabilisce inoltre i requisiti tecnico-professionali per le imprese che operano nel settore degli impianti elettrici. Norma CEI EN 50110-1 La Norma CEI EN 50110-1 si focalizza sull'esercizio degli impianti elettrici, fornendo linee guida per garantire la sicurezza durante le operazioni e la manutenzione. Essa si applica a impianti elettrici in esercizio e definisce le procedure per lavori sotto tensione e fuori tensione. Il rispetto di queste normative è essenziale per garantire la sicurezza degli elettricisti e la conformità legale della propria azienda. Rischi principali nel lavoro di un elettricista Il lavoro di un elettricista espone a diversi rischi, tra cui: Rischio Descrizione Elettrocuzione Contatto diretto con parti in tensione. Ustioni Causate da archi elettrici o esplosioni di apparecchiature. Cadute dall’alto Tipiche in interventi su pali, tetti o impianti sopraelevati dei cantieri edili Inalazione di sostanze Fumi tossici rilasciati da materiali in combustione o surriscaldati. Movimentazione manuale Rischio di lesioni muscolo-scheletriche legato al trasporto di materiali pesanti. Sicurezza sul lavoro per elettricisti: misure di prevenzione Per prevenire i rischi associati al lavoro di elettricista in un qualsiasi ambiente di lavoro, come ad esempio in un cantiere edile, è fondamentale adottare misure specifiche, tra cui: Ispezione degli impianti : controlla sempre lo stato dell'impianto prima di iniziare il lavoro. Messa a terra e sezionamento : verifica che l'impianto sia correttamente messo a terra e fuori tensione. Segnaletica di sicurezza : usa cartelli per avvisare i colleghi di potenziali pericoli. Verifica strumentale : utilizza strumenti adeguati per accertarti dell'assenza di tensione. DPI per elettricisti: cosa non può mancare L’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) è essenziale. Ecco i DPI indispensabili: Guanti isolanti certificati. Scarpe antistatiche e antiscivolo. Casco con visiera protettiva contro archi elettrici. Abbigliamento ignifugo per lavori su impianti in tensione. Strumenti isolati certificati (es: marcatura CE). Formazione obbligatoria e abilitazioni Gli elettricisti devono possedere specifiche competenze, acquisite attraverso corsi di formazione: PES, PAV e PEI : qualifiche richieste dalla norma CEI 11-27 per lavorare su impianti elettrici. Corsi di aggiornamento ogni 5 anni : obbligatori per mantenere le competenze aggiornate. Formazione antincendio e primo soccorso : necessaria per affrontare situazioni di emergenza. Hai bisogno di un corso di aggiornamento specifico? Contattaci cliccando qui  e facci sapere la tua richiesta. Conclusioni La sicurezza sul lavoro per gli elettricisti è una priorità assoluta. Rispettare le normative, indossare i DPI adeguati e seguire corsi di formazione specifici sono elementi fondamentali per operare in sicurezza tutelando la propria salute e di chi ci sta vicino. Con oltre 11 anni di esperienza , offriamo supporto alle aziende per garantire la conformità alle normative di sicurezza sul lavoro. Contattaci   per verificare la tua documentazione o organizzare la formazione necessaria per i tuoi elettricisti.

  • CPI antincendio: tutto quello che devi sapere

    Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)  è un documento indispensabile per garantire la sicurezza in molte attività lavorative. Esso attesta che un’azienda o un’attività è conforme alle norme antincendio, proteggendo lavoratori e beni, e riducendo il rischio di gravi conseguenze legali e operative. Indice Cosa si intende per CPI? Chi ha l'obbligo di richiedere il CPI? Quanti anni dura il CPI? Come ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi? Cosa succede in caso di mancato possesso del CPI? Conclusioni Cosa si intende per CPI? Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)  è un documento ufficiale che certifica che un’attività ha adottato tutte le misure necessarie per prevenire incendi o limitarne le conseguenze. È un attestato obbligatorio per molte categorie di attività, soprattutto per quelle a rischio elevato, come stabilito nel D.P.R. 151/2011 . Obiettivi principali del CPI: Garantire che i luoghi di lavoro siano conformi agli standard di sicurezza antincendio. Proteggere le persone e i beni in caso di emergenza. Dimostrare la conformità alle normative vigenti, riducendo i rischi legali. CPI antincendio: chi ha l'obbligo di richiederlo? Secondo il D.P.R. 151/2011 , le attività soggette all'obbligo di richiedere il CPI rientrano in tre categorie, definite in base al livello di rischio. Ecco alcune delle principali: Categoria di attività Esempi Categoria A Uffici con oltre 300 persone, attività a basso rischio con normative tecniche specifiche. Categoria B Scuole, ospedali, alberghi con oltre 25 posti letto, autorimesse superiori a 300 mq. Categoria C Impianti chimici, depositi di materiali esplosivi, attività senza normative tecniche specifiche. È importante sottolineare che l’obbligo non si applica solo ai nuovi impianti, ma anche alle modifiche significative apportate a quelli esistenti.   Quanti anni dura il CPI? Il CPI è un documento molto importante per la sicurezza sul lavoro  e ha una validità di 5 anni nella maggior parte dei casi. Tuttavia, la durata può variare a seconda del livello di rischio associato all’attività. Alla scadenza, è obbligatorio presentare una nuova SCIA antincendio  (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per rinnovare il certificato.   Come ottenere il Certificato di Prevenzione Incendi? Ottenere il CPI antincendio richiede una procedura ben definita, che include la preparazione di documentazione tecnica, ispezioni e verifiche. Ecco i passaggi principali: Valutazione iniziale del rischio Verifica se la tua attività rientra tra quelle obbligate a richiedere il CPI. Elaborazione del progetto tecnico Affidati a un tecnico abilitato per progettare le misure antincendio necessarie, come impianti di spegnimento e sistemi di evacuazione. Presentazione della SCIA antincendio La SCIA deve essere inviata al Comando dei Vigili del Fuoco competente, corredata da: Relazione tecnica. Planimetrie e dettagli degli impianti. Dichiarazioni di conformità. Ispezione dei Vigili del Fuoco Una volta ricevuta la SCIA, i Vigili del Fuoco effettuano un sopralluogo per verificare che le misure siano state implementate correttamente. Rilascio del CPI Se l’esito è positivo, il certificato viene rilasciato. Noi di TQSA supportiamo le aziende nella redazione di tutte le pratiche antincendio per una sicurezza sul lavoro a 360°. Se hai bisogno di supporto per la redazione del CPI, contattaci e compila il modulo che trovi in questa pagina.   Cosa succede in caso di mancato possesso del CPI? Il mancato possesso del CPI può comportare gravi conseguenze per le aziende, tra cui: Sanzioni amministrative : Multe fino a decine di migliaia di euro. Sospensione dell’attività : In caso di violazioni gravi o reiterate. Responsabilità penali : In caso di incidenti legati alla mancata conformità. Essere in regola con il CPI non è solo un obbligo, ma anche un investimento nella sicurezza e nella reputazione aziendale.   Conclusioni Il Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)  è un documento essenziale per molte attività lavorative, sia per garantire la sicurezza che per evitare sanzioni. Adeguarsi alle normative può sembrare complesso, ma con il supporto di professionisti esperti come TQSA , la tua azienda può affrontare con serenità ogni adempimento. Hai bisogno di supporto per ottenere il CPI o verificare la conformità della tua attività?   Contattaci subito: il nostro team di esperti è pronto ad aiutarti!

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