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  • Ristoranti adibiti a servizio mensa: ecco l’escamotage per tenere aperto

    Oggi ti volevo parlare di un fenomeno che da ottobre 2020 ad oggi si sta espandendo a macchia d’olio nelle nostre città. Sempre più frequentemente ci capita di vedere delle persone sedute al ristorante durante l’ora di pranzo, e di chiederci come mai alcune persone possano usufruire di tale servizio. Molto semplice nei vari DPCM varati dal Governo italiano si dà la possibilità ai ristoratori di fare da servizio mensa per le aziende che non hanno altre soluzioni se non il ristorante, sempre garantendo la distanza di almeno un metro e la sicurezza all’interno del loro locale. Come si legge anche nel più recente Decreto-legge del 13 marzo 2021: “nelle zone arancioni e rosse continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente”. La possibilità di svolgere servizio mensa alle aziende non può però rappresentare una scorciatoia di ristoranti, bar, trattorie per accogliere in pausa pranzo, oltre ai lavoratori, anche altri clienti perché ci teniamo a ricordare che in caso di mancanza di uno o più requisiti previsti dal Ministero sono previste sanzioni. Lo scopo della disposizione è quello di lasciare la possibilità di risolvere il problema della pausa pranzo per tutte quelle aziende che non possono ricorrere allo smart working e che non possiedono degli spazi adibiti a mensa interna e, dunque, necessitano di una soluzione per gestire in modo sicuro la pausa pranzo dei propri dipendenti. L’iter per trasformare un ristorante in mensa aziendale è piuttosto preciso. Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali, che avviene, in questo momento di emergenza Covid-19, in modo semplificato. Se sei un ristoratore, o conosci qualcuno che vorrebbe trasformare il suo ristorante in mensa ecco la procedura completa: Prima di tutto deve esistere l’autorizzazione da parte delle autorità territoriali Quindi, come abbiamo già visto, il ristorante dovrà aprire (ove richiesto dalle entità amministrative territoriali) lo specifico codice ATECO 56.29.10 di mensa aziendale, con integrazione SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) da inviare al SUAP Deve, poi, esistere un contratto di mensa aziendale tra ristorante e azienda, che preveda delle specifiche convenzioni per la pausa pranzo, concesse solo ai lavoratori e nei giorni lavorativi Non è sufficiente il pagamento del pranzo tramite buoni pasto: i ticket restaurant infatti, da soli, non prefigurano un servizio mensa Su richiesta degli organi territoriali, deve poter essere mostrata la copia dei contratti sottoscritti con le aziende e l’elenco nominativo del personale beneficiario del servizio (il tutto rispettando la Privacy Policy secondo i regolamenti del GDPR) Devono essere, infine, garantite tutte le norme anti-contagio: al tavolo è consentito un numero massimo di quattro persone, il personale deve indossare sempre la mascherina e igienizzare frequentemente le mani. La semplificazione di tale iter ha diviso l’opinione dei ristoratori in due fazioni, quelli a favore che si sono prontamente adeguati ad accogliere i lavoratori che erano soliti pranzare presso il loro ristorante, ed i ristoratori che per solidarietà nei confronti delle categorie colpite dal Covid-19 hanno deciso di rimanere chiusi senza adottare nessun tipo di escamotage, che gli avrebbe permesso di tenere aperto, con tutte le restrizioni del caso. Come sempre in Italia vi sono alcune persone che pensano di essere più furbe di altre, che in barba alla legge hanno deciso di offrire ristoro anche a persone che non possedevano un contratto di servizio mensa, fortunatamente le forze dell’ordine hanno aumentato i controlli ed hanno sanzionato i ristoratori che svolgevano un’attività illecita. Siamo riusciti a reperire i dati della città di Bergamo da un documento rilasciato dalla polizia locale di via Coghetti, durante il 2020 sono stati svolti 5512 controlli e comminate 24 sanzioni, mentre nel 2021 i controlli sono stati 1573, con un totale di 49 sanzioni, questo a conferma di quanto scritto. Io Rossano Belloni e noi di TQSA non ci schieriamo a favore di nessuna delle due “fazioni”, comprendiamo che questo sia un momento di difficoltà per molti dei ristoratori italiani, e avere anche solo pochi coperti ogni giorno possa essere fondamentale per il proseguo della vita della loro attività. Dall’altro canto comprendiamo anche chi non voglia scendere a compromessi per eseguire il proprio lavoro, rispettando tutte le categorie che questa pandemia ha colpito maggiormente, evitando possibili contagi all’interno del proprio locale. E tu cosa ne pensi? Usufruisci di tale servizio? Sapevi di questa possibilità? Faccelo sapere.

  • Cosa è e perché è così importante la sicurezza sul lavoro

    Cosa si intende per sicurezza sul lavoro? Per sicurezza sul lavoro si intende l’insieme delle misure preventive e protettive da adottare per gestire al meglio la salute, la sicurezza e il benessere dei lavoratori, in modo da evitare o ridurre al minimo i rischi connessi all’attività lavorativa eliminando gli infortuni. Il luogo di lavoro deve essere dotato degli accorgimenti necessari a garantire il giusto grado di protezione contro la possibilità del verificarsi di eventuali incidenti, oltre ad un’attività di prevenzione adeguata ai possibili rischi presenti in azienda, precedentemente valutati con il DVR (documento valutazione dei rischi). Nel nostro paese la sicurezza sul lavoro è regolamentata dal D.lgs. 81/2008, ovvero il testo unico della sicurezza sul lavoro, che rappresenta la norma di riferimento. Il testo unico elenca le misure generali di tutela del sistema di sicurezza in azienda, che vengono poi integrate da procedure previste dai rischi specifici dei settori di attività. Ad esempio: Movimentazione manuale dei carichi Agenti fisici biologici e cancerogeni Ecc. Il datore di lavoro è il soggetto sul quale ricadono tutti gli obblighi e le sanzioni economiche e penali nel mancato adeguamento delle misure previste, mentre ai lavoratori viene richiesta la cooperazione, con il fine di mantenere l’ambiente di lavoro un luogo sicuro. Proprio perché il rispetto di tale norma è previsto per legge, ancora pochi riescono davvero a comprendere la loro efficacia ed importanza, preoccupandosi soltanto di conoscere quali siano gli obblighi e le relative sanzioni, con l’obbiettivo unico di diminuire l’impatto sulla loro organizzazione aziendale. La maggior parte dei soggetti coinvolti infatti, vedono il testo unico come un insieme di procedure che non produce valore e anzi va ad intralciare le normali attività produttive e così facendo i casi di infortunio sul lavoro ed i casi di malattie professionali aumentano. Quello che da tempo TQSA promuove è la lettura di tali obblighi sotto una diversa prospettiva, cercando di diffondere una vera e propria cultura della sicurezza e della prevenzione, agendo in maniera fisica sia su macchinari, impianti e ambienti di lavoro, sia creando una coerenza organizzativa interna ai fini della prevenzione agendo sui comportamenti dei lavoratori e del datore di lavoro. Infatti, la cultura della prevenzione si crea soprattutto a partire dalla formazione ed informazione, i lavoratori in primis non sono solo soggetti tutelati, anche protagonisti attivi, consapevoli delle condizioni del proprio ambiente di lavoro, dell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza e partecipanti alla valutazione dei rischi aziendali e nella prevenzione. Perché è così importante la sicurezza sul lavoro? La sicurezza sul lavoro aumenta laddove il livello di prevenzione è alto e a sua volta l’importanza della prevenzione è maggiore all’interno degli ambienti che hanno una grande consapevolezza non solo dei rischi a livello economico che un infortunio potrebbe causare, ma anche sul piano dell’engagement dei propri dipendenti in generale. Infatti, vedere che un’azienda prende a cuore la sicurezza sui lavoratori è uno dei fattori che determina una buona reputazione dell’azienda stessa. Adottare delle misure che siano volte alla messa in sicurezza dei propri dipendenti, incide fortemente anche a livello produttivo. L’importanza della sicurezza negli ambienti lavorativi non è mai sufficientemente ribadita, una cultura della prevenzione e della sicurezza rimane ad oggi una delle più grandi sfide della società contemporanea.

  • [Case Study] Filosofia ed etica portano al successo?

    Di cosa parliamo oggi? Oggi vorrei parlarti di etica e filosofia, si hai capito bene, ma non quella materia noiosa che si apprende dai libri seduti dietro ad un banco scolastico, oggi parliamo di filosofia ed etica in azienda. Io non so se esistano manuali aziendali che trattino tali argomenti, probabilmente si, anzi sicuramente ma oggi sicuramente non sarò io a citarli. Oggi voglio parlarti di FAP ITALIA, azienda che nasce a Trezzo sull’Adda in provincia di Milano nel 1986 e si occupa della realizzazione di cinture dal fascino senza tempo realizzate a mano in Italia con materie prime di alta qualità. Da oltre 35 anni quest’azienda porta in alto in simbolo dell’artigianalità italiana nel mondo, realizzando cinture di pregiata fattura per marchi di lusso, che hanno saputo cogliere la loro etica e filosofia, arrivando oggi a produrre 3.500 pezzi al giorno destinati al mercato globale. Ora mettiamo da parte il prodotto cintura, che per quanto sia importante come risultato finale di diversi anni di esperienza, a noi oggi importa poco. Ciò che realmente ci interessa è la filosofia del proprietario che proprio sul loro sito riporta testuali parole: ” Vogliamo creare un ambiente lavorativo stimolante per i nostri artigiani perché sono le loro mani a dar vita alla nostra visione: curiamo la loro formazione internamente e monitoriamo continuamente il lavoro svolto per assicurare i più alti standard qualitativi nella produzione e la sicurezza dei nostri dipendenti. Investiamo in innovazione che migliora di pari passo la qualità sia del lavoro che della vita dei lavoratori: grazie alla tecnologia 4.0 tutti i processi vengono facilitati favorendo la standardizzazione della produzione e i nostri artigiani possono così concentrarsi su tutti quegli aspetti che rendono unica ogni singola cintura e minimizziamo i rischi di infortunio sul lavoro”. E tu ora ti chiederai, si tutto bello, ma che c’entra con l’etica? Ezra Pound, poeta e saggista di origine statunitense affermava che è impossibile fare una buona economia con una cattiva etica, questa citazione per farti comprendere che FAP ITALIA come si può bene notare nelle parole che riporta il loro sito, si impegna quotidianamente nel costruire un modello di business basato sul rapporto umano al fine di perseguire tutti insieme un obbiettivo prefissato, dando enorme importanza alla qualità della vita dei lavoratori, sia in materia di formazione che di sicurezza. Conoscendo bene questa realtà, posso affermare che questo modello a mio modestissimo parere funziona, l’azienda in 35 anni ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissata andando ben oltre le aspettative, tutto questo grazie alla loro etica del pensare italiano, fare artigianale, eseguire in sicurezza. Noi come TQSA e io come Rossano Belloni siamo molto orgogliosi di avere preso attivamente parte a questo progetto, andando a studiare approfonditamente tutti i processi produttivi all’interno dell’azienda, andando a coglierne le caratteristiche dovute alle lavorazioni del pellame, realizzando un piano personalizzato per quanto concerne la sicurezza, la qualità e l’ambiente. La nostra collaborazione è iniziata con un tentativo di miglioramento della sicurezza andando ad elaborare un Documento Valutazione Rischi (DVR) all’altezza di un’azienda di calibro internazionale, eseguendo analisi specifiche come, ad esempio, fonometrie per valutare l’opportuno livello di rumore all’interno del sito produttivo al fine di non rovinare gli apparati acustici dei lavoratori. In secondo ordine abbiamo controllato tutti i documenti relativi ai dipendenti come la formazione personale e visite mediche, andando ad erogare corsi e visite ove previsto. Un’altra importante operazione che abbiamo eseguito per FAP ITALIA è stata la redazione dei documenti relativi alle autorizzazioni per le emissioni in atmosfera, in quanto alcune lavorazioni delle pelli utili per arrivare alle cinture finite richiedono l’ausilio di macchinari al laser che producono fumi, gli stessi appunto richiedono alcune autorizzazioni al quale abbiamo fatto fronte. FAP ITALIA è un’azienda che, come ho già sottolineato, mette qualità e sicurezza al primo posto e come tale cerca sempre di migliorarle per fornire ai propri clienti un prodotto di qualità sempre più elevata, nel design, nei materiali e nell’indossabilità. Ed è proprio per questo motivo che la nostra collaborazione non è mai cessata, infatti ad oggi stiamo eseguendo un novo progetto per quanto concerne l’assistenza dei vigili del fuoco in caso di incendio, ma sono sicuro che non sarà l’ultimo.

  • L’importanza della formazione aziendale

    Di cosa parliamo oggi? Oggi non voglio parlarti di novità, colgo l’occasione per rispolverare un argomento noto nel mondo della sicurezza sul lavoro, chiunque legga questo articolo e ha messo piede in un’azienda almeno una volta nella sua vita sicuramente sa a ciò di cui mi riferisco. So che non è facile arrivare subito alla soluzione, ti do un altro indizio, tutti lo considerano un momento molto noioso, ma per chi come me lavora nell’ambito della sicurezza sul lavoro lo ritiene un passaggio molto importante per tutte le figure professionali. Va beh, so che dopo quest’ultima imbeccata avrai sicuramente intuito l’argomento odierno, ma se così non fosse oggi parliamo di formazione aziendale obbligatoria come da D.lgs. 81/08. La normativa per la sicurezza nei luoghi di lavoro, regolamentata dall’ art.37 del D.lgs. 81/08 e successivi accordi Stato-Regioni, prevede l’obbligo, a carico del datore di lavoro, di fornire a tutti i lavoratori l’adeguata formazione in materia di sicurezza e di salute nel posto di lavoro, e non ti dimenticare che tale formazione deve essere impartita entro 60 giorni in occasione dall’assunzione. La normativa prevede un’articolata attività di formazione ed aggiornamento per i lavoratori di tutti i settori. In particolare, la essa prevede che: in fase di nuova assunzione, del cambio di mansioni o in occasione, il lavoratore deve essere avviato ai rispettivi corsi di formazione. È molto l’importante è che non venga dimenticata o volontariamente evitata. Ciò che devi assolutamente sapere è che ogni lavoratore deve essere sottoposto ad una formazione generale di 4 ore (per qualsiasi tipo di azienda) alla quale si aggiunge una formazione specifica di durata variabile (da 4 a 12 ore), definita dal settore economico di appartenenza dell’azienda (codice ATECO) e dalla classe di rischio individuato dalla stessa o dalle attività presenti sul proprio ed obbligatorio Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.). La formazione erogata da qualsiasi azienda o ente ha validità di cinque anni dalla data di esecuzione. Decorso tale periodo di tempo, sarà necessario provvedere ad aggiornare la formazione con la frequenza di un corso di 6 ore atto a rinfrescare le procedure e implementarne di nuove se previsto. È importante sapere che la formazione, prevista nell’Accordo Stato-Regioni quale art.37, è solo una parte degli obblighi previsti, infatti, la normativa prevede che il datore di lavoro debba obbligatoriamente nominare specifiche figure aziendali quali ad esempio: RLS; Addetto antincendio; Addetto primo soccorso; Preposto; Carrellista; Ecc. Tali figure, necessitano di un’integrazione di formazione rispetto alla precedente, utile per la convalida della nomina. L’accordo Stato-Regioni oltre a definire i parametri, in termini di durata dei corsi e contenuti degli stessi, ha ben definito anche le caratteristiche necessarie per la validità dell’attestato, a tal proposito TQSA è riconosciuta come CFA (Centro di Formazione AIFOS) che garantisce al cliente qualità, professionalità e validità su tutto il territorio nazionale dei corsi emessi. L’ultimo argomento da trattare aimè sono le sanzioni, in fase di verifica gli enti sono soliti eseguire controlli sulla formazione perché per tale argomento non ci sono alibi, o si è eseguita oppure no. Per questo motivo ci tengo a farti sapere che in caso di riscontrate irregolarità da parte degli organi ispettivi per la mancata formazione di un lavoratore, a carico del datore di lavoro sono previste pesanti sanzioni penali o l’ammenda da 1.315,20 a 5.699,20 euro. La formazione di tutti i lavoratori è fondamentale in termini di prevenzione, noi tutti se formati reagiamo in modo più consapevole alle vicissitudini che a volte si sa, possono capitare, senza considerare il valore aggiunto che danno alla nostra figura professionale.

  • Aggiornamento sul rischio da esposizione Sars-Cov-2

    Visto e considerato l’aumento dei contagi da Corona Virus, l’intensificarsi delle restrizioni in varie regioni e l’avvento di nuove varianti, ci sentiamo in dovere di tenervi aggiornati circa le attività da compiere in merito alla prevenzione e le azioni da svolgere in caso vi dovessero essere casi di positività. È corretto che tutti sappiano come muoversi per evitare la diffusione del contagio. Sia all’interno che all’esterno delle aziende è divenuto ormai fondamentale sapere come bisogna orientarsi dopo che si è stati a contatto con un positivo o addirittura noi stessi siamo i protagonisti di un amaro tampone positivo. In quest’ultimo periodo al telegiornale così come sui quotidiani ci hanno reso noto alcune mutazioni che il tanto agognato virus ha subito, esse hanno preso il nome dei luoghi, le quali si sono diffuse maggiormente. Le più diffuse in Italia sono: La variante “inglese” (VOC 202012/01): Quasi 1 contagio su 5 (il 17.8%) di quelli registrati in Italia all’inizio di febbraio è da ricondurre alla variante «inglese» del coronavirus. Questo è il risultato dell’indagine di prevalenza condotta dall’Istituto Superiore di Sanità per dare una misura della presenza della più recente «versione» di Sars-CoV-2 nel nostro Paese. La variante VOC 202012/01, lineage B.1.1.7, è definita per la presenza di numerose mutazioni nella proteina Spike del virus e da mutazioni in altre regioni del genoma virale. Questa versione è stata identificata per la prima volta nelle regioni sud-orientali del Regno Unito a dicembre, in concomitanza con un rapido aumento nel numero di nuovi casi confermati di infezione da Sars-CoV-2, è da lì si è diffusa a macchia d’olio in tutta Europa. La variante “sudafricana” (501Y.V2): Si chiama 501.V2 e fra le diverse variazioni rispetto al genoma del lignaggio di riferimento include come detto la famigerata mutazione N501Y che riguarda la proteina spike del coronavirus, quella che il patogeno utilizza per legarsi alle nostre cellule e aggredirle. Rispetto alla variante individuata in Inghilterra, però, si differenzia in diversi aspetti genetici, fra cui la mutazione E484K. Sarebbe appunto la variante responsabile della seconda ondata nel paese, individuata fino al 90% dei campioni delle sequenze genetiche analizzate da metà novembre. Nel complesso la variante conta 21 mutazioni, nove delle quali concentrate nella spike. La più preoccupante sarebbe proprio E484K, che, come la N501Y, interviene sul dominio di legame del recettore, non solo una porzione fondamentale della proteina S ma anche un sito in cui gli anticorpi neutralizzanti indotti dall’infezione o dalla vaccinazione si legano al virus per eliminarlo. Per questo mutazioni del genere preoccupano sempre rispetto all’efficacia dei vaccini. La variante “brasiliana” (P.1): La variante brasiliana detta P.1 è quella che ha mandato in tilt la rete ospedaliera di Manaus, la capitale dell’Amazzonia, e che adesso è arrivata in Italia. Ha una sigla identificativa (B.1.1.28) e modificazioni riscontrate perlopiù a livello della proteina Spike, il chiodo che il virus pianta nello spessore della parete cellulare. Cosa è mutato nella proteina Spike? I ricercatori hanno studiato le strutture della proteina Spike mutate e fatto delle elaborazioni al calcolatore per comprendere se il cambio di forma della proteina Spike prodotto da queste mutazioni potesse rendere la proteina Spike più efficace nel legare il proprio bersaglio. Ebbene, dalle simulazioni condotte al pc, la mutazione N501Y presente nella variante brasiliana del Covid-19, presente anche nella variante sudafricana 501Y.V2 e in quella inglese, conferisce una maggiore affinità alla proteina Spike per il recettore dell’angiotensina 2 (ACE-2), riducendo l’energia che il legame richiede. In altre parole, la mutazione consente al virus di “arpionare” le cellule umane con maggiore facilità e di rimanerci legato in modo più saldo e quindi di attaccarle in modo più efficace. Da qui la sua virulenza. Le contromisure adottate dallo stato italiano: Il ministero della Salute, con Circolare n.3787 del 31/01/2021, ha provveduto ad inserire le seguenti nuove disposizioni di seguito riassunte. Eseguire un test molecolare ai contatti il prima possibile dopo l’identificazione e al 14° giorno di quarantena, al fine consentire un ulteriore rintraccio di contatti, considerando la maggiore trasmissibilità delle varianti; Non interrompere la quarantena al decimo giorno; Per il CASO CONFERMATO (positivo) il tampone molecolare di fine isolamento, sempre necessario, dovrà essere effettuato dal 14° giorno (non più dal decimo giorno), dopo almeno tre giorni senza sintomi; Per il CONTATTO DI CASO (contatto stretto) la quarantena NON potrà essere interrotta al decimo giorno ma dovrà essere protratta fino a 14 giorni con forte raccomandazione dell’esecuzione del tampone molecolare in quattordicesima giornata; Nel caso in cui la presenza di variante fosse confermata tra i casi positivi che frequentano un Istituto Scolastico, la fine della quarantena di tutti gli alunni e i docenti individuati come contatti sarà subordinata all’effettuazione di un tampone molecolare che potrà essere effettuato, a partire dal quattordicesimo giorno, nei punti tampone ad accesso libero; Comunicare ai contatti l’importanza, nella settimana successiva al termine della quarantena, di osservare rigorosamente le misure di distanziamento fisico, di indossare la mascherina e in caso di comparsa di sintomi isolarsi e contattare immediatamente il medico curante. Si ricorda infine che: –  All’interno delle imprese risulta importante mantenere una comunicazione continua tra i datori di lavoro, i servizi di prevenzione e protezione ed i medici competenti per gli aspetti sopra trattati nonché osservare una particolare priorità all’adozione di protocollo aziendale anti-contagio; – In caso di positività, si procede alla comunicazione sia al Medico Competente (Datore di lavoro) e sia al Medico di Medicina Generale (singolo lavoratore) al fine di favorire lo scambio di dati ed il monitoraggio della situazione; Speriamo e ci auguriamo come sempre che questo scenario cessi di esistere il prima possibile per riportarci alle nostre vite senza restrizione alcuna.

  • I 5 rischi più noti e pericolosi del mondo del lavoro

    Sapevi che alla data di rilevazione del 30 aprile 2020 risultano pervenute all’Inail, per l’anno di accadimento 2019, 644.803 denunce d’infortunio, con un decremento dello 0,1% rispetto al 2018 (592 casi in meno). L’analisi di medio periodo evidenzia come nel quinquennio 2015-2019 le denunce d’infortunio nel complesso siano aumentate dell’1,3%. Nel 2019 la quota più consistente delle denunce, 503.790 casi, (78,1% del totale) si osserva nella gestione Industria e servizi, presentando un decremento dello 0,3% rispetto al 2018. Prendendo spunto da questi dati che l’Inail ci fornisce abbiamo deciso di analizzare la natura dei rischi sul posto di lavoro. Come puoi immaginare può essere varia, in questo articolo ti presento i 5 rischi più noti e pericolosi del mondo del lavoro. 1- Rischio schiacciamento Il primo caso che ti presentiamo è il rischio schiacciamento, vi sono numerosi casi ogni anno di incidenti a riguardo, ma sappi che con pochi accorgimenti potrai mettere al sicuro te e i tuoi collaboratori dalla caduta di un oggetto dall’alto o dal traffico generato dai mezzi all’interno di un’unità produttiva. Non vi è un settore più a rischio di un altro… La difficoltà nel distinguere il settore deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che durante l’attività produttiva movimentano materiale sono molte e operano nei settori più svariati. Ecco alcuni esempi di aziende che potrebbero incappare in questo rischio: Un magazzino industriale o logistica che movimenta carichi pesanti. Una segheria che deve maneggiare tronchi. Un’azienda tessile che movimenta chilometri di bobine. Fa parte della prevenzione essere a conoscenza di ciò che può accadere se quest’ultima viene trascurata… Le lesioni da schiacciamento possono essere di vario genere, alcune lievi e altre più gravi. Bisogna distinguere dalle lesioni che possono essere risolte con ghiaccio e arnica, quelle più gravi che possono addirittura mettere a rischio la vita. Fortunatamente con il passare degli anni e con l’avvento del D.lgs 81/08 i Dpi sono diventati obbligatori e in molti casi sono state salvate delle vite o evitate disabilità permanenti che non sono mai delle situazioni piacevoli da dover affrontare. I Dpi previsti per il pericolo di schiacciamento: Scarpe antinfortunistiche Le scarpe da lavoro possono essere dotate di puntale rinforzato per proteggere il piede da schiacciamenti, urti, tagli e perforazioni. La soletta della scarpa può essere progettata in modo da evitare perforazioni o perdite di aderenza su superfici scivolose. Guanti protettivi I guanti da lavoro proteggono principalmente da abrasioni o proiezioni di liquidi o solidi. Ma, oltre a ciò, si possono trovare guanti anti-taglio, anti-schiacciamento, anti-perforazione o antivibrazione. Caschi ed elmetti Lo scopo principale di caschi ed elmetti è quello di attutire i colpi alla testa in caso di caduta del lavoratore stesso, o di proteggere il capo dall’impatto con oggetti pesanti caduti dall’alto. Inoltre, è bene che il personale che lavora quotidianamente con muletti, carri ponte e gru a bandiera sia correttamente formato. Vi sono i dovuti corsi dove viene illustrato il corretto ancoraggio degli oggetti mediante funi e catene in modo da distribuire al meglio il carico e non sollecitare in modo errato i macchinari. Noi tutti cerchiamo sempre di essere preventivi e premonitori nei confronti dei rischi e crediamo profondamente nella professionalità del personale che assumiamo, ma come voglio farti leggere in questi articoli a volte purtroppo non basta. 2- Rischio taglio ed abrasione Il secondo rischio che ti voglio presentare è un rischio molto noto a tutti, basti pensare che maneggiando una taglierina erroneamente si potrebbe incappare in un bel taglio, di lieve entità è vero però ma pur sempre di infortunio sul lavoro si tratta. Se hai un occhio attento in merito alla sicurezza sul lavoro sai che è molto semplice arginare questo tipo di rischio, ma non è sempre così. Devi sapere che il rischio da taglio si può evolvere in lesioni… Non si tratta della scoperta dell’acqua calda, però bisogna distinguere dalle lesioni che possono essere risolte con un cerotto e il reintegro nell’attività lavorativa del “ferito”, da quelle più gravi che possono addirittura mettere a rischio la vita. Le imprese soggette maggiormente al pericolo di taglio sono tutte quelle che, nello svolgimento della propria attività utilizzano lame di qualsiasi tipo. Cosa tenere in conto nella valutazione dei rischi La tipologia di lama e/o coltello Considerando aspetti fisici come la flessibilità, la resistenza e l’affilatezza. Altri possibili fattori esterni Tenendo a mente aspetti come i movimenti, l’ambiente circostante e tutto ciò che potrebbe aumentare il rischio da taglio. La concentrazione dell’operatore Molti degli incidenti avvengono per distrazione, è sempre bene essere concentrati e attenti durante lo svolgimento della propria attività lavorativa. È difficile inquadrare un settore più a rischio di un altro. La difficoltà nel distinguere il settore deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che durante l’attività produttiva utilizzano lame o coltelli sono molte e a volte diametralmente opposte fra loro. Alcuni esempi: Una Carpenteria Una segheria Un’impresa edile Dpi per il pericolo di taglio Guanti I guanti sono un dispositivo di protezione individuale che coprono principalmente gli arti superiori dal rischio da taglio e abrasioni. Attenzione: i guanti da lavoro non sono tutti uguali, ma sono di diverse tipologie in base al rischio a cui è esposto il lavoratore. Per ogni tipologia di guanto da lavoro vi è una Norma Tecnica che descrive la stessa, come ad esempio: Guanti contro il Rischio Meccanico ed elettricità statica descritti dalla Norma Tecnica EN 388; Guanti contro il Pericolo da freddo descritti dalla Norma Tecnica EN 511 Guanti contro il Pericolo da calore e/o fuoco descritti dalla Norma Tecnica EN 407 Guanti contro il Rischio da irraggiamenti ionizzanti descritti dalla Norma Tecnica EN 421 Guanti contro il Rischio da contaminazione batteriologica descritti dalla Norma Tecnica EN 374-2 Guanti contro il Pericolo chimico descritti dalla Norma Tecnica EN 374 Ecc. Per quanto riguarda gli altri DPI dobbiamo sottolineare che devono avere un livello di protezione differente a seconda dell’attività. I livelli di protezione minimi sono 1 e 2. I primi sono più leggeri dei secondi e si indicano per attività le quali il rischio da taglio non espone il lavoratore a gravi lesioni sul corpo. Altri Dpi potrebbero essere: Grembiule semplice. Grembiule diviso. Pantaloni di protezione. Giubbotto di protezione. L’eccessiva confidenza e a volte la ripetitività della mansione che si è soliti svolgere porta ad essere più disinvolti nell’utilizzo dell’attrezzo, il che è sicuramente positivo in quanto sinonimo di padronanza, ma a volte padronanza non è l’unico sinonimo, infatti molti degli incidenti accadono proprio nel momento in cui si da del “tu” all’attrezzo che si è soliti usare. 3- Rischio caduta e scivolamento Il terzo rischio che ti presento è forse il rischio più noto nel mondo dell’edilizia, fortunatamente negli anni grazie ai numerosi investimenti in sicurezza da parte delle imprese il numero di decessi ed infortuni è calato notevolmente e speriamo che la tendenza non si fermi e si continui ad avere un occhio di riguardo nei confronti della sicurezza. I settori più colpiti I settori più colpiti da questo tipo di rischio sono per forza di cose chi svolge mansioni in quota, come già ricordavamo prima con l’avvento del Dlgs 81/08 molti sono stati i vantaggi per chi svolgeva questo tipo di mansioni, tra cui imbracature e linee vita che andremo ad approfondire nello specifico. Ho deciso di approfondire questo argomento in quanto ogni anno qualcuno perde la vita per colpa di questo rischio non così banale come sembra. Dpi per il pericolo di caduta o scivolamento Punto di ancoraggio: “è comunemente il punto al quale il sistema di protezione individuale è collegato in modo sicuro (ad esempio: traliccio metallico, trave, impalcatura, linea vita). Deve avere una resistenza statica” e deve essere “posizionato ad un’altezza tale da evitare il contatto con il terreno in caso di caduta dell’operatore e quanto più verticale possibile rispetto al posto di lavoro (per evitare il cosiddetto effetto ‘pendolo’)”. Connettore per l’ancoraggio: “è utilizzato per collegare l’elemento di collegamento al punto di ancoraggio (ad esempio: fettuccia, cavo d’acciaio, pinza) deve essere adeguato al punto di ancoraggio ed avere una resistenza statica”. Dispositivo di collegamento (elemento intermedio): “è il dispositivo critico che collega l’imbracatura al punto di ancoraggio o connettore (ad esempio: cordino con assorbitore di energia, dispositivo anticaduta a fune retrattile, cordino di posizionamento, connettori vari). Ha il compito di limitare la caduta libera dell’operatore. Deve essere selezionato in base alla tipologia di lavoro da effettuare e al luogo di lavoro. Per determinare l’elemento intermedio da usare, è necessario calcolare l’eventuale distanza di arresto caduta”. Dispositivo di presa per il corpo: “il dispositivo di protezione individuale indossato dall’operatore (ad esempio: imbracatura anticaduta con aggancio sternale e/o dorsale completa di cintura di sicurezza, cinture con cosciali per posizionamento e sospensione in quota, cintura di posizionamento). In caso di caduta ha il compito di trattenere l’operatore in modo che non subisca danni e non scivoli dall’imbracatura. La maggiore sicurezza contro le cadute è data dall’ imbracatura completa. Per il posizionamento e la trattenuta è possibile utilizzare delle cinture. Deve essere scelta in base alla tipologia di lavoro da effettuare e in base al luogo di lavoro. I punti di aggancio dell’imbracatura devono avere una resistenza statica”. Inoltre, si indica che i sistemi di arresto caduta si possono individuare e suddividere in quattro tipologie. 1- Partiamo dal sistema di arresto caduta con dispositivo anticaduta di tipo guidato comprendente una linea di ancoraggio rigida. Questo sistema è costituito “da una imbracatura e da un sottosistema comprendente una linea di ancoraggio rigida, un dispositivo anticaduta di tipo guidato autobloccante fissato alla linea di ancoraggio rigida e un connettore o un cordino terminante con un connettore. Se il dispositivo anticaduta non dispone di una funzione di dissipazione di energia, allora un assorbitore di energia può essere incorporato nel cordino o nella linea di ancoraggio”. Rimandando alla lettura del documento, che riporta ulteriori dettagli e informazioni, veniamo al sistema di arresto caduta con dispositivo anticaduta di tipo guidato comprendente una linea di ancoraggio flessibile. Questo sistema è costituito “da una imbracatura e da un sottosistema comprendente una linea di ancoraggio flessibile, un dispositivo anticaduta di tipo guidato autobloccante fissato alla linea di ancoraggio flessibile e un connettore o un cordino terminato in un connettore. Un elemento di dissipazione di energia può essere incorporato nel dispositivo anticaduta di tipo guidato, nel cordino o nella linea di ancoraggio”. 2- Si descrive poi il sistema di arresto caduta di tipo retrattile vincolato ad un punto di ancoraggio fisso. Questo sistema è “costituito da una imbracatura e da un dispositivo anticaduta di tipo retrattile”, vincolato ad un punto di ancoraggio fisso, “comprendente un arrotolatore dotato di funzione autobloccante e un cordino retrattile. La lunghezza del cordino è regolata automaticamente per mezzo di un sistema di tensionamento e di richiamo dello stesso, che consente all’utilizzatore un libero spostamento verticale ed un arresto immediato in caso di caduta”. 3- Infine, il documento si sofferma anche sul sistema di arresto caduta costituito da una imbracatura per il corpo, un assorbitore di energia ed un cordino vincolato ad un punto di ancoraggio fisso. Questo sistema è costituito da un “dispositivo generalmente vincolato ad un punto di ancoraggio fisso con un cordino di lunghezza fissa o regolabile, al quale è collegata l’imbracatura per il corpo. Il sistema deve incorporare un assorbitore di energia”. 4- Ultimo ma non meno importante sono le scarpe da lavoro con suole antiscivolo, per evitare di scivolare durante lo svolgimento del lavoro quotidiano. I tetti degli edifici non sono gli unici a rappresentare un rischio, infatti vi sono numerose situazioni legate al rischio di caduta dall’alto, come per esempio durante l’utilizzo di un trabattello o di una piattaforma aerea che sono situazioni che quotidianamente si possono verificare per chi svolge lavori in quota. Tutti questi dispositivi e precauzioni sono fortemente necessarie per la tua salute e quella dei tuoi dipendenti, noi tutti sappiamo che sono scomodi e che ci rallentano nello svolgimento delle mansioni, ma noi pensiamo che la vita sia una ed è giusto tenerla da conto lavorando in modo sicuro per noi e per i nostri cari. 4- Rischio incendio Il quarto rischio che voglio presentarti è il noto rischio incendi, noto in quanto nella vita di chiunque è capitato sin da piccolo di vedere quei bomboloni rossi posizionati in tutti i luoghi al chiuso che eravamo soliti frequentare dalla scuola all’oratorio ai più comuni uffici e magazzini. In questo caso inquadrare un settore più a rischio di un altro è molto più semplice e intuitivo La semplicità nel distinguere i settori specifici deriva proprio dalla genericità di questo rischio, perché fondamentalmente le aziende che utilizzano materiale infiammabile sono una moltitudine ma i settori che si contraddistinguono sono pochi. Anche se a discapito di questa proporzione vi sono i numerosissimi casi di incendi ove il rischio non è così alto come nelle aziende ad alto rischio di incendio come quelle che ti sto per citare: Fabbriche e magazzini di combustibili Aziende tessili Falegnamerie Depositi di veicoli per la logistica Una domanda che ti sarai sicuramente posto è: Quali sono i criteri per capire se la mia attività presenta un alto rischio incendi? Ecco qui sotto alcune delle cose da prendere in considerazione: Tipologia di attività svolta Presenza di pubblico ed affollamento Fabbricato o attività soggetta a controlli di prevenzione incendi di cui al DPR 151/2011 Queste sono solo alcuni dei criteri, se sei curioso di sapere se la tua attività fa parte di queste qui trovi l’elenco completo delle attività soggette. Dpi per il rischio incendi Per il basso rischio, il corso non prevede l’uso di attrezzature/dispositivi di protezione individuale, coerentemente con un ambiente appunto poco rischioso da questo punto di vista, che naturalmente tiene in considerazione anche l’aspetto evacuazione e salvataggio; eventuali dispositivi/attrezzature potranno comunque essere necessari in casi particolari, in base alla valutazione dei rischi. Per il rischio medio il programma del corso di formazione previsto dal decreto prevede espressamente il punto, ma senza indicare particolari tipi di dispositivi o attrezzature, in quanto gli scenari nell’ambito di questa classe sono molto vari, e la scelta sarà effettuata in funzione della specifica valutazione dei rischi. Tipicamente saranno necessari maschere antifumo con filtri polivalenti, elmetti con visiera anticalore, e guanti resistenti al calore. Per quanto riguarda il rischio elevato (o ‘alto’ come viene definito comunemente), l’allegato X prevede, non solo genericamente dispositivi/attrezzature di protezione individuale, ma in modo specifico cita maschere, auto protettori (che sono gli autorespiratori antincendio con bombola da indossare sulla schiena), tute, ovviamente con specifiche caratteristiche di resistenza al fuoco e al calore. Questi dispositivi specifici quindi, oltre ai più semplici ma non meno importanti guanti anticalore ed elmetto con visiere anticalore, sono proprio specificamente indicati nell’equipaggiamento di una squadra antincendio che deve operare in un ambiente ad elevato/alto rischio di incendio. Devi sapere che in questo caso è molto importante prevenire essendo meticolosi nell’apporre dove necessario estintori e manicotti per il primo spegnimento delle fiamme, se il rogo diviene ingestibile molto importanti divengono le vie di fuga, che non devono in nessun modo essere ostruite. Come per i rischi precedenti ti mostro un caso reale un po’ particolare dove, fortunatamente in questo spiacevole incidente non vi sono state persone che hanno perso la vita come negli esempi precedenti, ma purtroppo hanno visto ardere ciò che da loro era stato creato in 40 anni di attività. 5- Rischio macchine Il quinto ed ultimo rischio che ti voglio presentare in questo articolo che riassume i 5 rischi più comuni che possiamo trovare all’interno di un sito produttivo è il rischio macchine. Se anche tu possiedi un’azienda produttiva o ne fai parte sai che l’utilizzo di determinati macchinari come frese, torni o CNC presentano dei rischi per gli operatori che sono soliti lavorarci per le canoniche 8 ore al giorno. Uno dei consigli più spassionati che mi permetto di darti è quello di avere macchinari certificati CE in modo da fornire al personale un luogo di lavoro controllato con un marcato occhio di riguardo nei confronti della prevenzione agli infortuni. Inoltre, è altresì importante eseguire controlli periodici sui macchinari che lo richiedono al fine di avere una maggiore efficienza produttiva senza sdegnare in alcun modo la prevenzione. La marchiatura CE per i macchinari Ogni macchina deve recare, in modo leggibile e indelebile, almeno le seguenti indicazioni: nome del fabbricante e suo indirizzo la marcatura CE designazione della serie o del tipo eventualmente, numero di serie l’anno di costruzione la destinazione d’uso Nel caso in cui la macchina sia destinata in area esplosiva, essa deve recare l’apposita indicazione ed indicare tutte le apposite indicazioni indispensabili alla sicurezza. Se un elemento della macchina deve essere movimentato durante l’utilizzo con mezzi di sollevamento, la sua massa deve essere indicata in modo leggibile, indelebile e non ambiguo. La marcatura CE è la dichiarazione del produttore che dimostra la rispondenza dell’apparecchio alle direttive comunitarie applicabili. La marcatura CE dichiara che il produttore-distributore si assume la responsabilità del prodotto, permettendone la libera circolazione in Europa e l’identificazione dei prodotti non conformi. La nuova direttiva macchine impone l’indicazione esplicita della persona autorizzata a costituire la Documentazione Tecnica Pertinente o il Fascicolo Tecnico della Costruzione indicando le generalità della persona fisica o giuridica. La dichiarazione di conformità è l’atto con cui il fabbricante dichiara, sotto la propria personale responsabilità, che il prodotto è conforme ai requisiti essenziali di sicurezza, è proprio per questo motivo che è bene non modificare i macchinari. Molte sono le aziende che dopo anni di attività studiano e apportano modifiche ai macchinari per una resa migliore, ma non sempre una maggior efficienza è sinonimo di maggior sicurezza, anzi. E’ molto importante che i macchinari eseguano i controlli periodici del caso e che siano conformi alle normative a volte anche a discapito dell’efficienza. Gli scopi principali della marcatura CE sono: indicare la conformità del prodotto alle direttive applicabili e quindi ai requisiti essenziali di sicurezza; permettere l’accesso del prodotto sul mercato; assicurare la libera circolazione dei beni; In conclusione Ti ringrazio vivamente per il  tempo dedicato a questa lettura e spero vivamente di averti fatto scoprire qualcosa di nuovo o di aver approfondito qualche tua curiosità, ti aspetto la prossima volta con nuovo articolo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Se hai dubbi o domande, commenta qui sotto, oppure scrivi a info@tqsa.it

  • Mascherine monouso: Sono tutte uguali?

    Con il Decreto legge n.125 del 07/10/2020, è stato introdotto l’obbligo di avere sempre con sé un dispositivo di protezione delle vie respiratorie, nonché l’obbligo di indossarlo nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto (compresi cortili aziendali e spazi all’aperto) a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. In questo momento di continui cambiamenti, il team di TQSA ci tiene ad offrirti la miglior soluzione per la tua salute. Occhio!! Non tutte le mascherine monouso sono uguali, infatti ti vogliamo fare capire la differenza tra le varie mascherine presenti sul mercato che puoi trovare tutti i giorni sui volti delle persone che ti circondano. Le maschere chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, limitando la trasmissione di agenti infettivi. Per essere sicure ed efficaci devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019 +AC:2019. La norma, specifica i requisiti di fabbricazione e progettazione e i metodi di prova per le maschere chirurgiche. Le mascherine chirurgiche monouso si distinguono in tipo I e tipo II, le prime filtrano fino al 95% dei batteri presenti nell’aria che respiriamo mentre le seconde bloccano sino al 99.9% degli stessi. Quali sono i fattori che permettono di valutare le mascherine monouso? Uno dei fattori più influenti per la produzione di una buona mascherina è il luogo di produzione della stessa, quelle che ti stiamo per consigliare vengono prodotte all’interno di una camera bianca, un ambiente controllato e asettico cosi che le mascherine non abbiano contatti con agenti esterni che potrebbero comprometterne la qualità. Un’altra caratteristica è la respirabilità che ti permette di indossare la mascherina per svariate ore senza avvertire nessuna mancanza di ossigeno o giramenti di testa che potrebbero causarsi utilizzando mascherine con un basso indice di respirabilità. Ultima ma non meno importante è la Resistenza agli schizzi, i test per verificare tale requisito vanno eseguiti in accordo alla norma ISO 22609:2004. La resistenza della maschera chirurgica alla penetrazione di schizzi di sangue o liquidi sintetici deve essere conforme al valore minimo indicato per il Tipo II-R, come descritto nella norma. Ti lasciamo ora qua sotto due esempi di controetichette di due mascherine all’apparenza simili, ma totalmente diverse, sia per provenienza che per destinazione d’uso, così che non ti potrai sbagliare sulla tua prossima fornitura. A Sinistra: Mascherina Classe I, tipo II-Conformi EN 14683:2019: Maschere Facciali ad uso medico monouso, 100% Made in Italy A Destra: Mascherina ad uso esclusivo della collettività: Escluso l’utilizzo medico o in ambienti di lavoro senza rispetto della distanza di sicurezza TQSA e FAP Italia collaborano da diverso tempo a questa parte per garantire uno standard di qualità molto elevato tant’è che l’impianto produttivo di quest’ultima possiede una certificazione UNI CEI EN ISO 13485 e relativa marcatura CE. Cliccare qui per visitare il sito di FAP Italia e potrai acquistare e ricevere le mascherine dove ti è più comodo.

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